NICOLA VACCA, Serena felicità nell’istante, collana «Plaquette. Poesia», Il Foglio Letterario, Piombino (LI) 2010, pp. 100, ISBN: 8876062920
«nessuna donna più bella/ vide il giorno dal mare/ levarsi chiaro» (Catullo)
«per fortuna che ci sei/ se penso a tutti coloro/ che non possono più salvarsi»
Con questi versi il poeta Nicola Vacca esemplifica la valenza dell’amore, sostanzialità della vita stessa, luogo, spazio, contenitore, scrigno e stanza dell’essere.
Dolore e gioia bevuti a sorsi d’istanti, profumati da un caffè caldo, offerto con amore e rinnovato ri-conoscimento del trovarsi insieme, svelano nel consueto il sentimento rinnovato. «gli si deve voler bene all’amore» scrive il poeta e religiosamente respira nell’istante-vita di una retta nella quale intesse giornalmente la topografia dell’anima. E quanto più ciò avviene con consapevolezza, più diventa sublimazione della unicità del suo amare-riamato in una ritualità spesso silenziosa di gesti che si succedono nel divenire sempre cosciente della complessa ed insieme semplice combinazione di essi.
In questo canzoniere di Nicola Vacca, la parola affaticata dall’esperienza di cui parlava nel precedente libro, appare catartizzata e quindi gnosi dell’anima, ricca di movenze, semplicemente nuda e senza orpelli intellettuali inappropriati.
Terra di coltura e antica cultura è il sentimento nel suo vivere.
Si decifrano un codice archetipo dell’amore e un impianto lirico che sgretolano il confluire della vita ad una deriva senza delta. «quell’amore grande/ che ci ha svelato le sorti dell’assedio» e, ancora, «la parola dopo l’amore/ impedisce il baratro».
Archetipo è sentimento di epifanie rinnovate, partorienza, simbiosi e resurrezione anche nel dolore e, dei classici latini e greci riecheggiano le liriche che esternano gli effetti che l’amore produce: «ti amo e non smetterò d’amarti/ perché senza la tua bocca/ mi mancherebbe per sempre il respiro». E quando annotta, si vivranno altri istanti che congiungeranno i corpi e all’alba vedranno nuova luce anche nella sofferenza «perché il ventre colmo di disgrazia/ ha in sé la luce [ […]]/ se sapremo resistere ad un amore nuovo».
L’amore non necessita di sceneggiatura e anche le parole musicano gesti sostanziali all’agito e alla sua persistenza.
«se la carne sazia di desiderio/ cerca la poesia/ è perché abbiamo capito/ che dopo l’amore/ c’è il buio che inghiotte».