Dall’incipit della tesi:

La tesi di Quine dell’indeterminatezza della traduzione, se fosse vera, sarebbe un paradosso veridico. E’ così che Quine [1961] battezza le verità, sorprendenti o scandalose a prima vista, perché vanno contro opinioni universalmente condivise, ma che in seguito spesso diventano altrettanti luoghi comuni.
In questo caso, il vizio del senso comune sarebbe quello che Quine chiama «il mito del museo», ovvero la credenza che i significati delle parole siano come etichette, appiccicate a rappresentazioni che sfilano nella mente come oggetti in un museo. La traduzione, per chi crede in questo mito, consiste nel sostituire etichette scritte in una lingua, con altre scritte in diverso idioma. Abbandonato questo mito, per Quine non si può eludere l’indeterminatezza della traduzione (cfr. Quine [1969c] p. 60 e Quine [1969e] p. 104).
Parecchi degli scritti di Quine sono volti a delucidare la tesi dell’indeterminatezza, o a difenderla da obiezioni di svariata provenienza. Il testo più importante al proposito è Word and Object (Quine [1960]), nel quale la tesi viene dichiarata per la prima volta e motivata con argomentazioni di stampo comportamentista.
Nelle pagine che seguono, si è cercato di chiarire quale rapporto abbia la tesi dell’indeterminatezza della traduzione con il comportamentismo. Soprattutto, si è tentato di spiegare le particolarità del comportamentismo, come è inteso da Quine.
Si vedrà che in Quine il comportamentismo è un insieme di assunzioni non sempre chiare, collegate all’empirismo, che assumono un particolare rilievo in semantica, dove danno origine alla tesi di indeterminatezza.
Le conclusioni alle quali si perviene infine sono decisamente critiche, ma non sono necessariamente una confutazione dell’indeterminatezza della traduzione.
Anche mostrando la falsità degli argomenti che sorreggono la tesi, non si è dimostrata la falsità della tesi stessa. Si è solo mostrato che il comportamentismo, nella maggior parte dei suoi aspetti, non è un’accettabile teoria del linguaggio. Quindi la tesi di indeterminatezza, se in qualche aspetto è vera, è vera per motivi diversi, che non sono stati esposti da Quine.

Relatore Prof. Paolo Casalegno, anno accademico 1993-94, Università degli Studi di Milano, Facoltà di Lettere e Filosofia, corso di Laurea in Filosofia.

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