In questa raccolta di poesie del 1930, emerge, accanto al tema della solitudine spirituale, quello della umana solidarietà inteso come partecipazione intima al dolore e alla gioia del mondo.

Dall’incipit del libro:

Anche quest’anno andrai per vïolette
lungo le prode, nel febbraio acerbo.
Quelle pallide, sai: che han tanto freddo,
ma spuntano lo stesso, appena sciolte
l’ultime nevi; e fra uno scroscio e un raggio
ti dicono: – Domani è Primavera.
Ogni anno tu confidi al tuo tremante
cuore: – È finita: – e pensi: – Non andrò
per vïolette: non andrò mai piú
per vïolette – ché passò il mio tempo –
lungo le prode, nel febbraio acerbo.
Invece (e donde ignori, e da qual bocca)
una voce ti chiama alla campagna:
e vai; e i piedi ti diventano ali,
sí alta è la promessa ch’è nell’aria.
E per ancor dell’esili corolle
quasi senza fragranza, ma beate
d’esser le prime, avidamente schiacci
con gli steli la zolla entro le dita.

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