Il giornalista Mario Borsa scrive queste note nel 1899, in seguito al suo viaggio in Scandinavia in occasione del quarto Congresso Internazionale della Stampa di Stoccolma. Per immaginare il clima intellettuale che si doveva respirare nella capitale svedese per questo Congresso, vale la pena di ricordare, come si legge in un interessante articolo di Monica Perosino (“La Stampa” 2 dicembre 2016) che il 2 dicembre 1766, il Parlamento svedese adottò la prima legge costituzionale al mondo sulla libertà di stampa.
Nello stesso anno, in Italia, la Congregazione dell’Inquisizione inseriva il libro Dei delitti e delle pene di Cesare Beccaria nell’Indice dei libri proibiti. Inutile ogni commento. Di Mario Borsa peraltro è opportuno a questo punto segnalare che qui in Liber Liber è possibile leggere un saggio-pamphlet dal titolo La libertà di stampa (1925).
Il reportage si apre con il ricordo dell’abate Isidoro Bianchi (1731-1808), il quale, fattosi frate nel 1756 ma grande appassionato di lettere, entrò ben presto in una rete di corrispondenze con dotti e scrittori dell’epoca; estese i suoi studi alla matematica, alla fisica, all’economia, alla storia, alla morale; divenne giornalista. Ma momento di svolta nella sua vita fu il viaggio che compì nel 1774 in Danimarca in qualità di segretario del principe di Raffadali, ministro plenipotenziario del Re di Napoli e di Sicilia presso quella Corte, nella sua missione diplomatica. Bianchi rimase in Danimarca per due anni e Borsa accosta la propria vita ‘zingaresca’ a quella dell’abate, entrambi ansiosi di conoscere, di esplorare.
Borsa, in questo viaggio di lavoro, visita la Danimarca, la Svezia e infine la Norvegia e dovunque è cura delle autorità locali di far conoscere al meglio a tutti i congressisti i paesi che stanno incontrando, anche agevolandoli nelle visite particolari che possano desiderare di fare.
In Danimarca, pur essendo un paese a forte vocazione agricola, Borsa nota un ampio e prospero benessere e in particolare una diffusa istruzione. Non a caso vi si stampano moltissimi giornali e quasi ogni villaggio ha una biblioteca; tutte e tutti vogliono essere ben informati. Ebbene Bianchi, più di un secolo prima, aveva notato la stessa situazione.
In Svezia vien fatto al giornalista italiano di riflettere su certe similitudini ricorrenti tra Stoccolma e Venezia, tra gli svedesi e gli abitanti del Nord della Francia. Racconta anche dello Skansen, probabilmente il primo museo all’aperto del mondo, del carattere degli svedesi e della loro cucina a partire dagli svariatissimi antipasti. In Svezia ha occasione di incontrare studenti dell’Università di Upsala.
La Norvegia, ultima tappa, è forse il paese che lo colpisce di più non solo per la sua conformazione tutta seni e fiordi, non solo per la sua natura affascinante, non solo per il livello di emancipazione delle donne, non solo per le sue città ma soprattutto per il carattere indomito dei suoi abitanti, navigatori, esploratori, guerrieri che hanno costruito con coraggio la loro storia di indipendenza nazionale, dal 17 maggio 1814 ad Eidsvold. È molto interessante la breve digressione sull’Hansa, la Lega Anseatica. All’epoca della sua maggiore influenza essa contava, dalle Alpi alla Lapponia, ben trecento città confederate e Lubecca ne era la sede.
Infine naturalmente Borsa ricorda anche i grandi scrittori norvegesi, che, in questo viaggio ha la fortuna di incontrare: Björnstierne Björnson (1832 – 1910) – premio Nobel per la letteratura nel 1903, ma abbastanza poco noto in Italia, che Borsa ha occasione di intervistare – e Henrik Johan Ibsen (1828 – 1906), ben noto e le cui opere sono spesso messe in scena in Italia, considerato il padre della drammaturgia moderna. Alla domanda se Ibsen conosca la Duse, il drammaturgo risponde: “So che è una delle migliori interpreti dei miei personaggi femminili.” A chi oppone al maestro che i suoi personaggi femminili siano simboli, Ibsen risponde “Simboli?!”. Egli non ne vuol sentir parlare. Scrive Borsa:
«Sì, questi tipi femminili avranno una giustificazione più larga di quella che scaturisce dalla loro azione scenica, ma non hanno nulla di irreale e di inverosimile. Una volta si sono sollevati dei dubbi sulla verità e naturalezza del carattere di Hilda: dove trovarne l’originale?
— Andate in Karl-Johans Gade! – ha riposto Ibsen.» (Hilda Fredriksen , personaggio de Il costruttore Solness di Ibsen. Vedi qui in Liber Liber / Karl Johans Gade, strada principale di Kristiania, oggi Oslo)
Borsa ricorda anche la scrittrice norvegese Jacobine Camilla Collett, nata Wergeland (1813 – 1895), che, in molte sue opere e in particolare nel romanzo Amtmandens Døtre (Le figlie del Governatore della Contea, non tradotto in italiano), “ha propugnato la causa del suo sesso” e ha combattuto efficacemente il pregiudizio che le donne che lavorano perdano la loro femminilità.
Nel diario di viaggio di Borsa sono presenti anche suggerimenti, in parte ancora attuali, su luoghi da vedere, passeggiate raccomandabili, curiosità da non perdere e naturalmente anche il periodo dell’anno da scegliere per il viaggio, quello in cui è visibile il sole di mezzanotte.
Per completare il quadro delle opere presenti in Liber Liber su questa sorta di Gran Tour italiano al contrario, dal sud verso il grande nord, ricordiamo Francesco Negri (1623 – 1698) che nel suo Il Viaggio settentrionale (1703 postumo) descrive la sua impegnativa impresa dal 1663 al 1666, organizzata da lui stesso e a proprie spese, attraverso la Svezia, la Norvegia, la Lapponia e la Finlandia, giungendo fino al Capo Nord. Giuseppe Acerbi (1773 – 1846) quasi un secolo e mezzo dopo affronta un viaggio nei paesi nordici e ne scrive in Travels through Sweden, Finland and Lapland, to the North Cape in the years 1798 and 1799 (pubblicato per la prima volta in inglese nel 1802. In Liber Liber si trova un compendio pubblicato nel 1832, non essendo mai stata fatta una traduzione integrale). Sono straordinarie le pagine in cui sono descritte tutte le difficoltà e i pericoli di un simile viaggio oltre due secoli fa, viaggi che per la loro inevitabile durata andavano bel oltre il tempo del sole di mezzanotte.
Infine, solo una ventina di anni dopo Borsa, tra il 1920 e il 1921, un altro valente giornalista, Luigi Barzini, si reca anch’egli in Scandinavia e ci riporta le sue Impressioni boreali. Anche questo testo è presente in Liber Liber. Anche in questo caso la prima cosa che colpisce il giornalista è lo stato di generale benessere che trova in queste regioni, a pochi anni dalla fine della Prima Guerra mondiale.
Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS
Dall’incipit del libro:
S’imparano più cose in calesse che in biblioteca, scriveva una volta l’abate Isidoro Bianchi, che, seguendo la moda dei letterati del tempo, amava girare, vedere, osservare, conoscere il mondo.
Isidoro Bianchi! Chi era costui? Due parole di presentazione.
Era nato a Cremona nel 1731 ed era stato, sulle prime, educato in una scuola di Gesuiti. Dopo un infelice amoretto vestiva, a vent’anni, la tonaca camaldolese e passava al collegio di San Gregorio in Roma, per completarvi i suoi studi. Di qui veniva chiamato a Ravenna come professore di matematica e di filosofia, ma da Ravenna, – tanto la sua vita zingaresca somiglia alla mia, – il generale dell’Ordine lo destinava, nel 1769, – per non so qual punizione – al monastero di Fonte Avellana, eremo alle falde dell’Appennino. Nella sua disgrazia e nello scontento, cui quella forzata solitudine gli cagionava, eragli di sollievo – a sentir lui! – l’occupare la camera un giorno abitata da Dante! Ma doveva essere una consolazione po’ magra, poichè sollecitava di uscirne in qualche modo e di ritornare in mezzo agli uomini e agli studi, cui voleva dedicata la sua vita. E fortunatamente non passò molto che lo traeva dal suo romitaggio un invito dell’arcivescovo di Monreale, in quel di Palermo: voleva il Bianchi andare laggiù ad occupare una cattedra del Seminario? Inutile dirvi come si affrettasse ad accettare.
Scarica gratis: Verso il sole di mezzanotte di Mario Borsa.