Il brevissimo racconto-testimonianza fu pubblicato nel 1945 dalle Edizioni dell’Unità.

“l’Unità. Quotidiano degli operai e dei contadini”, fondato da Antonio Gramsci (1891-1937) nel 1923, dopo essere diventato un foglio clandestino – ce ne racconta qualche episodio sulla diffusione Marina Sereni nel suo I giorni della nostra vita – finalmente nel 1945 esce dalla clandestinità; in quel periodo nasce la casa editrice Edizioni dell’Unità. Il libretto è ormai abbastanza raro e ringrazio vivamente la Fondazione Lelio e Lisli Basso per aver fornito la scansione del testo.

Una scuola è il frutto dell’esperienza vissuta in prima persona dall’autrice, quando i Sereni, nel periodo di clandestinità e di resistenza e fino alla liberazione, tra l’agosto del 1944 e il 25 aprile 1945, risiedettero a Milano. Mentre Emilio Sereni era impegnato nella direzione dell’ufficio di agitazione e propaganda, Marina Xenia teneva un corso di educazione politica per le compagne.

In questo breve resoconto sono raccontate alcune giornate in una scuola di partito: il corso è residenziale ed è rivolto esclusivamente a donne, di varia estrazione sociale, di vario livello culturale e di varia provenienza. Gramsci scriveva:

«Siamo una organizzazione di lotta, e nelle nostre file si studia per accrescere, per aggiornare le capacità di lotta dei singoli e di tutta l’organizzazione… per poter meglio adeguare… la nostra azione di ogni giorno. Studio e cultura non sono per noi altro che coscienza teorica dei nostri fini immediati e supremi, e del modo come potremo riuscire a tradurli in atto.» (Citato in Una formazione politica senza la storia. Le scuole del terzo millennio di Anna Tonelli in https://www.novecento.org)

La formazione politica dei militanti era uno degli aspetti importanti del partito comunista, così come lo era per molti partiti. È ben nota, fra tutte, la cosiddetta Scuola di Frattocchie, fondata nel 1944 come Istituto di studi comunisti. E ancora recentemente molti partiti sentono l’esigenza e l’opportunità di dotarsi di organismi di formazione; Anna Tonelli, nell’articolo citato in nota, ne presenta vari esempi. Quella di cui racconta Marina Sereni è una scuola interregionale del nord Italia, nella quale per l’occasione convergono donne delle dieci province lombarde.

Per dare uno sfondo storico al momento in cui si tiene questa formazione, ricordo che nell’ottobre 1944 l’UDI Unione Donne Italiane, di ispirazione comunista, il CIF Centro Italiano Femminile, di ispirazione cattolica, ed altre realtà associative presentarono al primo ministro Bonomi un documento in cui si chiedeva il suffragio universale. Per avvalorare la tesi venne scritto un opuscolo da Laura Lombardo Radice (1913-2003), bellissima figura di donna colta e militante appassionata. Il 1 febbraio 1945 venne sancito il diritto di voto alle donne e solo il 10 marzo 1946 la legge fissò per le donne anche l’elettorato passivo, cioè la possibilità che potessero essere elette. Se il voto alle donne è una conquista così recente, sappiamo l’iter infinito dei loro diritti. Si può affermare che non siano ancora totalmente raggiunti. Ma già nel 1944 c’era chi si occupava della loro preparazione politica, in vista di un ruolo che inevitabilmente, immancabilmente le donne avrebbero conquistato nella società.

È vero, gli insegnanti in questo caso erano tutti uomini; però dopotutto Marina aveva insegnato in queste scuole. Nonostante gli accenti celebrativi, questa testimonianza di una donna sulle donne che studiano, imparano le parole, le regole e i meccanismi della politica, in un periodo in cui ancora non si riconosceva molto neanche il loro importante concorso alla guerra partigiana di liberazione, è notevole. Ed è stato proprio il coraggio e la partecipazione alla resistenza a conquistare loro il diritto di entrare in questa scuola. Sono notevoli la loro necessità di confrontarsi, la loro timidezza, la capacità di sostenersi a vicenda. Di ognuna viene raccontata la storia, storie di vite difficili, con continui ostacoli ma sempre superati con la forza della determinazione e con la certezza di essere dalla parte giusta.

Il breve racconto si chiude con la visita alla scuola, nella grande agitazione di tutte, di Estella, nome di battaglia di Teresa Noce (1900-1980), che, tra l’altro, nel 1936 a Parigi aveva dato vita con Marina Sereni al giornale “Noi donne” e partecipato alla guerra civile spagnola. Racconta alle compagne un episodio che la vede coinvolta nel campo di detenzione di Holleischen in Cecoslovacchia, dove lei e le altre lavorano nella fabbrica di munizioni, e dove si dimostra ancora una volta la forza e la determinazione delle donne. E nella scuola, mentre lei parla, le donne sono capaci di vedere in Estella, oltre all’importante donna di partito, alla combattente e resistente, colei che per la speranza di un mondo migliore “ha dato alla lotta più di quanto qualsiasi uomo possa mai aver dato”, ha sacrificato la sua vita di madre.

Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS

NOTE: si ringrazia la Biblioteca della Fondazione Lelio e Lisli Basso per la disponibilità dimostrata fornendoci gentilmente le scansioni dell’originale.

Dall’incipit del libro:

Sono lì, nella grande aula, un po’ sperdute; non sanno se debbono sedersi o stare in piedi, non osano parlar forte, ma non possono nemmeno tacere perchè hanno tante cose da dirsi. Sono venute qua dalle dieci province della Lombardia: qualcuna da importanti cittadine come Bergamo, Brescia o Pavia; e queste son use ai rumori cittadini, all’aria polverosa, ai tram affollati; altre invece vengono dagli angoli più remoti della campagna e siedono ai loro posti, rosse e impacciate, domandandosi ansiose come faranno a sopportare l’aria viziata dell’aula e le lunghe ore di immobilità, curve sui libri.
Perchè queste venti donne son qui per studiare. Per studiare? Come i bambini? Ma come! Ma se vediamo qua e là qualche testa grigia!… È mai possibile che a quell’età si abbia ancora voglia di andare a scuola, star attenti alla lezione, prender buoni voti e castighi? O che non vi sono tante altre cose più importanti da fare?
No, non si tratta di buoni voti o di castighi, nè si tratta di vecchi banchi di scuola sui quali stare per interminabili ore pensando con impazienza all’ora dell’uscita. Si tratta di una scuola speciale: una scuola in cui le alunne si son conquistate il diritto di partecipare combattendo per lunghi mesi sotto il terrore nazifascista, nelle officine, nelle strade, sulle montagne. E sono fiere di esser qui, di esser state scelte per formare la prima scuola del Partito, organizzata a Milano dalla direzione del P.C.I.

Scarica gratis: Una scuola di Marina Sereni (alias Xenia Silberberg).