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Giuseppe Peano presenta questo articolo al Quarto Congresso Internazionale di Filosofia di Bologna del 1911. Il matematico piemontese si chiede se le classificazioni delle parole usate dalle grammatiche tradizionali (sostantivo, aggettivo, pronome, verbo…) dipendono solo da proprietà delle parole di quella precisa lingua (proprietà formali) oppure se dipendono dagli enti a cui le parole si riferiscono (proprietà reali).
La questione per Peano interessa non solo la linguistica ma anche la logica, in quanto fin da Leibniz sorse l’interesse di realizzare un linguaggio artificiale (Characteristica universalis) che avesse una struttura grammaticale coincidente con la struttura logica, in modo da rendere automatico ogni ragionamento. Peano cita nel suo testo anche le lingue ausiliarie internazionali come il Volapük e l’Esperanto, progettate per facilitare la comunicazione internazionale usando una lingua neutrale più facile da imparare per la gente comune rispetto alle lingue naturali.
Sinossi a cura di Michele De Russi
Dall’incipit dell’articolo:
LEIBNIZ, nel suo scritto «de grammatica rationali» pose le basi di un nuovo campo di studi, che solo in questi ultimi tempi comincia ad essere coltivato. Il compianto Vailati, rapito or sono due anni da immatura morte alla filosofia, presentò al Congresso della Società Italiana pel progresso delle scienza, tenutosi a Firenze nel 1906, e pubblicò, nel 1908, un articolo «La grammatica dell’Algebra» ove studiò a che cosa corrispondano gli
elementi grammaticali nelle formule algebriche. La presente comunicazione tratta del valore logico delle categorie
grammaticali.
Le grammatiche latine classificano le parole in categorie o parti del discorso, chiamate sostantivo, aggettivo, pronome, verbo etc. Il loro numero è generalmente nove; alcune grammatiche ne hanno meno. Le grammatiche greche ne hanno dieci, compreso l’articolo. Questo numero dieci è fisso nelle grammatiche francesi; le italiane sono più variabili. Io mi propongo di esaminare se questa classificazione sia reale o formale, cioè se l’essere una parola sostantivo, aggettivo o verbo, sia una proprietà dell’ente che essa indica, ovvero solo della forma della parola.
Scarica gratis: Una questione di grammatica razionale di Giuseppe Peano.