In questo articolo del 1881 Ruggiero Bonghi commenta un brano della Repubblica di Platone dove si conclude che le anime sono immortali e nota un’ambiguità nell’originale greco. Non è chiaro se si dica che le anime non possono aumentare o diminuire in sostanza oppure che non possono aumentare o diminuire di numero.

Lo studioso Teichmüller però sostiene una terza interpretazione del brano, ovvero che le anime sono per loro natura identiche a sé. Bonghi elenca i ragionamenti nel brano che possono appoggiare ciascuna delle tre interpretazioni e conclude che quella corretta è quella che dice che ciascuna anima ha una quantità costante.

Questo articolo di Ruggiero Bonghi è oggetto di discussione in un articolo scritto da Bertrando Spaventa, “Osservazioni del socio Spaventa sulla interpretazione letta dal socio Bonghi di un luogo di Platone” ed entrambi sono stati pubblicati nel 1881 negli Atti dell’Accademia di Scienze morali e politiche di Napoli.

Sinossi a cura di Michele De Russi

Dall’incipit dell’articolo:

Nella Repubblica, lib. X, 611 A, si legge: τοῦτο μὲν τοῖνυν, οὕτως ἐχέτω· εἰ δ᾽ ἔχει, ἐννοεῖς, ὅτι ἀεὶ ἂν εἶεν αἱ αὐταί. οὔτε γὰρ ἄν που ἐλάττους γένοιντο μηδημιᾶς ἀπολλυμένης, οὔτε αὖ πλείους· εἰ γαρ ὁτιοῦν τῶν ἀθανάτων πλέον γίγνοιτο, οἶσθ᾽ ὅτι ἐκ τοῦ θνητοῦ ἂν γίγνοιτο καὶ πάντα ἂν εἴη τελευτῶντα ἀθάνατα.
«Ebbene, questo stia pure così. Ora, se sta, tu intendi, che l’anime sarebbero sempre le medesime. Che non potrebbero diventare meno, poichè nessuna perisce, e neanche più; giacchè se una qualsia delle cose immortali diventasse più, tu sai, che dal mortale lo diventerebbe, e così tutto finirebbe coll’essere immortale».
Nella traduzione italiana si avverte un’ambiguità che non è nel Greco. Quando si dice, che le anime non possono diventare nè più nè meno, e d’altra parte che nessuna cosa immortale può diventare più, si è il più naturalmente tratti ad intendere, che nel dire, che nessuna cosa immortale può diventare più, si vuol significare che nessuna cosa immortale può diventare più grossa, più intensa, aumentare in sostanza come si sia; mentre nel dire, che le anime non possono diventare nè più nè meno, si è naturalmente tratti ad intendere, che non possono nè crescere nè diminuire di numero. Insomma, nella prima frase, pare si tratti d’un’aumento di quantità continua; nella seconda d’un’aumento di quantità discontinua.

Scarica gratis: Una prova dell’immortalità dell’anima nella Repubblica di Platone di Ruggiero Bonghi.