“Non dissimulo d’aver provato in quel punto un moto di invidia. Oh i vent’anni!”.

Nel rievocare il suo ultimo incontro con una coppia di innamorati che conosceva di vista, il narratore ricorda il riso della fanciulla, ma anche il sentimento di invidia provato allora (nel 1883, data di pubblicazione del romanzo, l’autore aveva 55 anni) per la giovinezza, la bellezza, la felicità dei due. L’indomani, dice di aver letto con grande stupore su un quotidiano che uno di loro, solo poche ore dopo quell’incontro, aveva cercato di togliersi la vita. Il giornale parla di “mistero” ed è proprio questo mistero che il narratore si propone di svelare.

Ci racconta quindi la storia dei due protagonisti, delineando la Milano dell’epoca con crudo realismo. Il suo scapigliato anticonformismo lo porta a guardare con equanime distacco al mondo popolare e piccolo-borghese, con il suo perbenismo di facciata ed i suoi ambienti dai caratteristici arredi ed odori (“zaffata di tanfo ciabattinesco”) ed alla nobiltà, dalla vita vuota, futile, priva di valori. Ai ritratti idealizzati dei due protagonisti si contrappongono quindi quelli degli altri personaggi, più simili a caricature, delineati con espressioni come “pinguedine lardosa”, “un bimbo stupido come la luna”, “occhi piccoli e cisposi”, “brutta, antipatica, ributtante”, “era uno spiantato, che viveva a stecchetto”.

Sinossi a cura di Mariella Laurenti

Dall’incipit del libro:

In un giornale di Milano del giorno 4 gennajo 1882, tra gli altri articoletti di cronaca cittadina, si leggeva questa breve e sinistra statistica:
«Nel 1881 in Milano vi furono 55 suicidj; nell’anno antecedente ce n’erano stati 59. Vi sarebbe quindi una diminuzione nel 1881. Ma sono pur sempre più di un suicidio per settimana»
Che cosa direste, cari lettori, se vi raccontassi, che nel solo primo semestre del 1882, fra tentati e compiuti, ne avvennero centoquattordici?
Altro che uno alla settimana!
Centoquattordici suicidj, in sei mesi, danno la spaventevole cifra di un suicidio ogni trentotto ore.
Tra i cinquantanove casi del 1882 uno ne avvenne così strano e misterioso per me e per tutti, che una grandissima curiosità mi prese di conoscerne le cause intime.
Nessun romanziero, nessun fisiologo, infatti, per quanto tiepido studioso del vero, per quanto avvezzo alle bizzarrie ed alle inconseguenze del cuore umano, sarebbe rimasto indifferente dinanzi a quella catastrofe tanto improvvisa e inaspettata. E, per quanto essa fosse narrata dai giornali con quella fredda ironia, che si trova così spesso nel racconto di simili fatti, a me, che conoscevo la vittima, sarebbe stato impossibile di non andarci in fondo.
Ma si sa bene!

Scarica gratis: Un suicidio misterioso di Carlo Righetti.