Nel 1905, anno di pubblicazione di Un Figlio dei tempi, Benelli aveva già scritto due opere teatrali ma il suo successo come autore drammatico era ancora lontano. Nello stesso 1905 aveva fondato insieme a Marinetti la rivista «Poesia» che radunò nel suo quarto numero una scelta delle migliori recensioni che questo “poema moderno e caratteristico” aveva suscitato.

In quegli anni l’influenza che ebbero su di lui i fermenti e gli aneliti di giustizia sociale erano evidenti nelle sue opere, tanto che Domenico Oliva in un suo lungo articolo sul «Giornale d’Italia» dice: “La concezione è originale, anche se sorge sovra fondamenti stirneriani e nietzschiani: è originale, in mezzo alla poesia del giorno, che poco si preoccupa dei problemi dell’anima e in generale si appaga dell’immagine. Ed è originale anche la forma del poema rude, tagliente, incisiva, semplice, scarna.”

Luigi Fabbri conclude così un suo articolo su «Il Messaggero»: “Un figlio dei tempi ha il pregio della brevità concisa, oltre che della bellezza del verso, oltre che della potenza lirica di ciascuno dei suoi canti. Il metro medesimo scelto dall’autore, la quarta rima, contribuisce a non affaticare il lettore; e così pure la costruzione del periodo, tale che il pensiero ne scaturisce sempre limpido. E il pensiero sempre vivo dell’autore guida chi da una all’altra delle liriche, tutte brevi anch’esse e concise, che costituiscono i vari canti del poema, senza oscurità e senza que’ contorcimenti di forma dietro cui si nasconde così volentieri l’assenza o la povertà di idee di tanti altri poeti”.

L’opera infatti è in quartine (che l’autore definisce “quarta rima”); Lucio D’Ambra, riferendosi appunto a questa forma poetica, dice: “Per Benelli la quarta rima è una forma elementare della poesia, perchè fa parte dei primi componimenti italiani e perchè è la forma più semplice del narrare in rima. Il Benelli l’adopera con eleganza scevra di grazie eccessive.”

Innocenzo Cappa, il geniale scrittore, conclude il suo articolo su «L’Italia del popolo» dicendo: “La poesia del Benelli è sobria, austera, personale, intensa. Nel fingere […] le tristezze, le speranze, le voluttà, i sogni, per cui gli Italiani giovani dell’oggi sono spesso dei libertarii in arte ed in morale e degli autoritarii e degli indifferenti in politica, il poeta ha saputo con semplici ed antiche parole raggiungere una profondità moderna.”

Complessivamente la critica giudicò molto positivamente questo lavoro di Benelli, che, successivamente, dedicò tuttavia le sue maggiori energie creative al teatro, tralasciando invece la sua attività più spiccatamente poetica.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Da te voglio tessuto il novel saio
per la stagion novella, o sposa eletta;
tu che la spola al ritmico telaio
guidi precisa, o rima giovinetta.

Vergine antica, io venni alla tua casa
che il fico onusto e il vecchio noce adombra,
io venni e volli farti persuasa
di ciò che il cuore e l’anima m’ingombra.

O quarta rima semplice e modesta,
te fra le tue sorelle rime io voglio;
tu sei la meno adorna e la più onesta;
sei grano puro e non ascondi loglio.

E s’anderà tra la gente moderna,
insieme con la nostra anima semplice;
ognuno, che ci intenda o ci discerna,
dica: – Rivive pur la gente italica! –

Vive la forza italica nel nuovo
pensier moderno e già lo chiude in sue
strette potenti; ecco, ecco il rozzo chiovo
che si conficca nel cranio del bue.

Scarica gratis: Un figlio dei tempi di Sem Benelli.