Dall’incipit della tesi:
Il valore e il ruolo che le tecnologie informatiche in generale, e il software in particolare, vanno assumendo nei più diversi aspetti della vita quotidiana e dell’organizzazione sociale (dagli uffici pubblici a quelli privati, dagli esercizi commerciali agli ambulatori, dalle scuole agli studi professionali, ecc.) sono sempre più in costante espansione.
Basti pensare al passaggio dai primi elaboratori utilizzati soprattutto da istituti di ricerca (ENIAC, così fu battezzato il primo computer nel 1946, con 10 tonnellate di peso e 18.000 valvole) molto costosi, di dimensioni diremmo oggi esagerate, capaci di operare con dispendio di grandi quantità di energie e in vasti locali ad aria condizionata, agli attuali computer o portatili, di dimensioni modeste, molto più potenti del loro antenato e praticamente alla portata di qualsiasi utente, per avere un’idea di come il fenomeno sia radicato. Avendo esso profondamente inciso sulla vita sociale, economica e di relazione non può non aver avuto delle ripercussioni, anche e di conseguenza, sul diritto che lo regola.
Negli ultimi anni, infatti, gli strumenti informatici hanno presentato una diffusione così capillare all’interno della società da incidere profondamente non solo sul suo linguaggio, sul suo stile di vita, modificando le modalità di comunicazione e di relazione interindividuale, ma anche, come si diceva, sul suo diritto (tant’è che si parla di diritto dell’informatica, di informatica giuridica, ecc.).
Se poi si sposta l’attenzione al settore economico, agli ingenti capitali impiegati in attività di progettazione e programmazione del software, alla notevole entità di investimenti in termini di tempo e di risorse umane altamente qualificate (analisti, progettisti, programmatori), alla relativa facilità con la quale è possibile riprodurre un programma e agli alti profitti collegati alla commercializzazione del software, sono tutti elementi che hanno indotto il giurista ad una lunga, problematica quanto contrastata analisi del software nella ricerca non solo di un adeguato inquadramento giuridico ma anche di un’adeguata tutela.
Relatore prof. Raffaele Teti, anno accademico 1996/97, Università degli Studi di Pisa, Facoltà di Giurisprudenza.