Questo corposo romanzo fu pubblicato intorno al 1875 ed ebbe, nel giro di pochi anni, alcune edizioni, ma in seguito non fu più ripubblicato; ne è autore Parmenio Bettoli, commediografo e scrittore di romanzi storici.
Anche questo è un romanzo storico, ambientato nel Cinquecento nel centro Italia, all’epoca del Papato di Paolo III Farnese. Siamo nel periodo in cui i Papi, seguendo l’esempio di papa Borgia, si circondano di nipoti e di figliuoli naturali, senza nessuno scrupolo, cosa che fa certamente anche Paolo III, padre premuroso di Pierluigi e di Costanza. Mentre Paolo III sta cercando di “fare una posizione” al figlio, manovrando le leve del potere temporale e spirituale, Pierluigi è invece particolarmente sensibile al fascino femminile, e, utilizzando tutto il suo potere, non è abituato a sentirsi dire di no da qualche fanciulla che lo interessa.
Il titolo del romanzo non si riferisce ad una catastrofe naturale, ma ad un prodigioso contadino, soprannominato Terremoto per la sua forza erculea. Terremoto è infatti un castaldo del conte di Camia, che è in lotta contro la famiglia dei Nicelli. Così ci viene descritto al suo apparire nella storia:
«Il suo carattere somigliava a quello dei cani di Terranova: non troppa intelligenza, ma una fedeltà a tutte prove. Ciò che non gli suggeriva il cervello, il cuore glie lo dettava; dove non giungeva con la mente, toccava col braccio.» (Cap. VII)
Terremoto segue le vicende della nipote del suo signore, la bella Bianca della Staffa, concupita da Pierluigi Farnese, innamorata di Neruccio, e coinvolta in una sequenza di avventure, nel mezzo di un periodo storico complesso, caratterizzato dai giochi di potere che Papato, Impero e signori d’Italia stanno tramando. Le vicende di Bianca si intrecciano con quelle dei personaggi, prevalentemente maschili, che incontra; ma vi sono pure alcune figure femminili, che aggiungono un tono di romanticismo ad alcune pagine. Personaggi storici ed inventati si affiancano e si scontrano per tutto il libro, che attinge al repertorio dei feuilleton, con morti che “risorgono”, travestimenti, tradimenti, figli segreti e così via.
Ma la storia di Terremoto, come tutto il secolo XVI, è cupa e si conclude tragicamente, con la morte di “buoni” e “cattivi”, uniti nel destino crudele che caratterizza la storia del periodo.
Sinossi a cura di Gabriella Dodero
Dall’incipit del libro:
Chi, sul finir d’aprile dell’anno di grazia 1538, nel pomeriggio del sabato precedente la domenica delle Palme, si fosse trovato fra le mura allora nuovamente instaurate della buona città di Parma, non avrebbe mancato di meravigliarsi dello insolito moto e della ressa tumultuosa che ne animava le vie.
Un’onda fitta ‒ in cui uomini e donne, giovani e vecchi, laici e religiosi, cavalieri e pedoni, nobili e plebei, andavano necessariamente confusi ‒ scaturendo, a mo’ di fiumana, dalla piazza maggiore e gonfiandosi vievia de’ confluenti che le tributavano le varie strade sboccanti in quella di San Michele; procedeva ansiosa, per questa verso la porta del medesimo nome, che aprivasi allora, come adesso, nel lato orientale della città.
A differenza delle folle de’ nostri giorni che ‒ per la modestia e la uniformità del vestire ‒ sembrano reggimenti di truppa o migrazioni di formiche; quelle de’ tempi andati offrivano le più gradevoli varietà e di tinte e di fogge: pannolani e sciamiti da’ smaglianti colori, bianchi zendadi, lucidi elmetti, piume svolazzanti, gonfaloni effigiati in testa alle associazioni artegiane e fratesche, pertugiane, archibugi, picche, bandierole, zagaglie; tutto un assieme variopinto e screziato da disgradarne la giubba, onde dovette camuffarsi quell’Angelo Beolco da Padova, che inventò la maschera dello Arlecchino.
Scarica gratis: Terremoto di Parmenio Bettoli.