Dall’incipit della tesi:

Il presente lavoro si prefigge di analizzare una delle opere più significative di Kawabata, Yama no oto [il suono della montagna] pubblicata dall’autore nel dopoguerra. Il punto di partenza è la sua vita, in particolare le sue esperienze in campo letterario che, nel culmine dello sperimentalismo, lo porteranno, a metà degli anni Venti, a fondare una nuova corrente letteraria insieme ad altri studiosi e letterati.
Se l’impatto della letteratura occidentale nei confronti dell’emergente Kawabata è stato indubbiamente significativo, non sembra possibile però rinchiudere le possibilità espressive della sua prosa a facili schemi mutuati dalla narrativa occidentale. Il debito dell’autore, infatti, va per certi versi ad un attento e critico percorso di rivalutazione della letteratura classica giapponese, sia in prosa che in poesia. La narrativa di Kawabata sembra in effetti seguire un suo personale itinerario evolutivo, dove l’interesse dello scrittore è tutto rivolto verso la descrizione «purificata» della realtà, ovvero di quei magici momenti dove si scorge l’essenza di un oggetto, di una persona o di una situazione. La prosa diventa, perciò, strumento tramite il quale poter restituire al lettore, perché è sempre al lettore che Kawabata guarda con attenzione, quelle delicate ma potenti suggestioni che necessitano di un linguaggio appositamente elaborato.

Relatore Prof.ssa Ikuko Sagiyama, correlatore Dott.ssa Francesca Fraccaro, anno accademico 2002/2003, Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Scienze della Formazione, corso di laurea in Lingue e Letterature straniere, tesi in lingua e letteratura giapponese.

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