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Mesti quella mattina avevano le tre sorelle i visetti, che così apparivano anche più perlati e fini del solito. Il loro padre doveva partire, per un viaggio lungo. E la mamma non c’era più, adesso: la mamma che quando il babbo, come stavolta, partiva, prendeva lei tranquillamente il governo della famiglia…
Lo chiamavano il Rosso, Bauer, perchè era tale di capelli: gran ciuffo fulvo sulla fronte bassa e una selva disordinata, sul cocuzzolo, dello stesso colore arso: un uomo sui quarant’anni, di non alta statura, ma quadro, forzuto; con gli occhi celesti.
Ho conosciuto la scià Manin da fanciullo, nel mio paese sul mare.
Semplice, nel vestire e nel fare, che non si distingueva dalle altre signore della sua condizione ed età. I suoi abiti erano scuri, neri più spesso, cioè quasi sempre, con filettature e guarnizioni varie, ma sobrie, secondo la foggia del tempo… no, d’un tempo che non era già più quel tempo. Mattiniera, sì, come tutte le donne e le ragazze di provincia, sapevo che la vedevano in giro pel paese, lesta lesta, alle prime luci del giorno. Andava alla prima messa, tutte le mattine; quella prima messa che per me era come se non la dicessero, e nemmeno l’annunziassero, ché mai sentivo – beati sonni della fanciullezza! – la campanella garrula a rompere con le sue squille veloci il silenzio ancora notturno, per chiamare i fedeli.