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Questa non è una storia del tempo lontano. E neppure è una storia gaia.
È la recente storia di un paese di contadini, di cui, tra poco, non resterà che il ricordo: vicenda dolorosa di tutta un’umile gente, costretta a lasciare le sue case e i suoi campi per portare con sè, lungo le vie incerte del destino, il suo chiuso dolore.
In generale, quando il dottor de Roberti invitava a pranzo i suoi colleghi, dimenticava le noie della professione, era allegro, vivace, spiritoso, parlava di cose frivole, e gli pareva d’esser ritornato ai bei tempi in cui era studente.
Mesti quella mattina avevano le tre sorelle i visetti, che così apparivano anche più perlati e fini del solito. Il loro padre doveva partire, per un viaggio lungo. E la mamma non c’era più, adesso: la mamma che quando il babbo, come stavolta, partiva, prendeva lei tranquillamente il governo della famiglia…
Masino – altrimenti, Tommaso Ferrerò – aveva un posto in un giornale di Torino, che lo soddisfaceva pienamente. Bisogna però dire che non è difficile essere soddisfatti del posto nel giornale quando si ha l’età di Masino – ventiquattro, venticinque – e l’esagerata adattabilità ai fatti esterni, che aveva lui.
Il signor Maier si recò dal signor Reveni non ben deciso ancora se domandargli conforto o aiuto. Erano stati buoni amici tutta la loro vita. Ambedue dal nulla s‘erano fatta un‘ingente sostanza lavorando ambedue da mattina a sera…
Mi stupisce che Clara, Lucetta e perfino la signora Ugolina che non è piú una ragazza, ripetano tanto volentieri che tutti gli uomini sono disgustosi e che loro li disprezzano e non sanno che farsene. Non parlano d’altro.
Non ho gran che da dire del mio paese e della mia famiglia. I cattivi trattamenti e l'accumularsi degli anni m'hanno fatto estraneo all'uno e all'altra.
Voi avrete molto probabilmente inteso parlare di Hapley, non già di W. T. Hapley il figlio; ma del celebre Hapley del Periplaneta Haplia, Hapley l’entomologo. Se è così, voi conoscerete almeno la grande questione che si sollevò fra Hapley e il prof. Pawkins.
— Delle orchidee? – mi chiese l’uomo dal viso sfregiato E incominciò a osservare attentamente i fiori che avevo deposto sul tavolo.
— Sì.