Il secondo volume dell’opera contiene il resoconto degli avvenimenti dal gennaio 1920 alle elezioni politiche del 1921 ed è in gran parte dedicato alle conflittualità sociali del biennio rosso (1919–1920) con la progressiva affermazione dei Fasci italiani di combattimento nelle campagne e nelle città: scontri con socialisti e sindacalisti, occupazioni, e la reazione squadrista.

Farinacci racconta la “vittoria” dei Fasci come una serie di successi politici e militanti: l’impiego della violenza squadrista è descritto come fattore decisivo per il passaggio da movimento locale a forza politica nazionale. L’autore insiste su una lettura di guerra sociale in cui il movimento fascista avrebbe salvato la nazione dalla “bolscevizzazione”.

Dall’incipit del libro:

A partire dalla mezzanotte del 31 dicembre 1919, ha inizio in tutta l’Italia lo sciopero dei tranvieri; il 14 gennaio in tutta Italia è proclamato la sciopero dei postelegrafonici; il 20 lo sciopero generale dei ferrovieri.
Qualche resistenza tra i ferrovieri ci fu, e parecchie Unioni di categoria e Associazioni sindacali restarono fedeli al servizio e stigmatizzarono l’«enorme delitto contro la nazione»1, incuorate dai ferrovieri fascisti, che erano pochi e dispersi nello sterminato esercito rosso, ma anche più forti e magnanimi dell’odio che riscuotevano, delle minacce e dei colpi di cui eran fatti segno, e spesso della ingratitudine e dell’abbandono delle autorità. Accorsero anche ingegneri, ufficiali della R. Marina, studenti, per il servizio volontario. Ma nell’Italia centrale e settentrionale scioperarono il 70 % dei ferrovieri, e in alcuni luoghi (Lucca, Pisa, Bologna, Torino, Venezia, Trieste) l’astensione dal lavoro fu completa. Quindi, perdurando lo sciopero, cominciarono gli attentati e i «sabotaggi», gli scioperi generali di protesta contro l’arresto degli attentatori e agitatori, i conflitti fra scioperanti e «crumiri» e forza pubblica.
Il Governo finse di resistere dieci giorni; quindi concesse il mantenimento in servizio degli scioperanti, il denaro delle giornate di sciopero alle costituende case dei ferrovieri, le otto ore di lavoro. E i ferrovieri tornarono in servizio, inneggiarono alla vittoria, percossero i compagni «crumiri». Ma il pubblico fu preso dallo scoramento o dalla esasperazione.

Scarica gratis: Storia della rivoluzione fascista. 2 di Roberto Farinacci.