Il Tomo IX – dal capitolo CXXVII al capitolo CXXXIX – si apre sulle vicende legate al Savonarola e alla spedizione di Carlo VIII nel milanese del 1494, a seguito della quale termina il potere di Ludovico il Moro. Cesare Borgia, figlio di Alessandro VI, conquista domini fra Marche e Romagna. Intanto si vanno scontrando gli interessi sul mare delle antiche repubbliche marinare: estromessa Amalfi già nel XII secolo, lo scontro è vivo tra Pisa, Genova e Venezia. Ma nel 1406 Pisa viene conquistata da Firenze e perde definitivamente la propria autonomia. Nel 1508 papa Giulio II crea la Lega di Cambrai con Francia, Spagna, Sacro romano impero e ducati italiani contro la Repubblica di Venezia: quest’accordo consente l’arrivo in Italia di Francesco I di Francia e Carlo V d’Asburgo, i quali inevitabilmente sarebbero entrati in conflitto. Compaiono i primi segni della riforma religiosa. Papa Clemente VII costituisce la Lega di Cognac con Francia, Venezia e Firenze per arginare il potere degli Asburgo, ma questo non risparmia alla città di Roma il terribile sacco (1527) ad opera dei Lanzichenecchi. Dopo ulteriori scontri tra Francia ed Impero sul suolo italiano, il Tomo IX si chiude sul declino della potenza del grande imperatore Carlo V.
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Dall’incipit del libro:
Nè idolatri del passato, nè abbagliati dal presente, e confidenti nell’avvenire, seguendo con attenzione e sincerità l’evoluzione di quel fatto complesso che si chiama incivilimento, specialmente nel nostro paese, abbiamo veduto dallo sciogliersi dell’impero romano cominciare uno sminuzzamento, che la sovranità restrinse perfino a villaggi e a semplici castelli. Carlo Magno tentò agglomerarli per mezzo della Chiesa e del sistema benefiziario, divenuto poi feudale: e la rinnovazione dell’impero d’Occidente ricollocò il rappresentante e l’eletto dei Romani sopra ai baroni conquistatori e ai re stranieri, non già con un dominio a modo degli antichi augusti, ma con un patronato.
Nella gerarchia di quella società universale che chiamavasi cristianità, il solo imperatore possedeva la delegazione imperiale, fin quando Filippo il Bello di Francia, nell’intento di contrariare la Chiesa, pretese regnare per grazia di Dio. I baroni, investiti del suolo e della sovranità territoriale, prestavano omaggio al caposignore, del resto operavano indipendenti; e tali si resero pure i vescovi e le città, fosse allo scopo di garantire le antiche consuetudini, fosse per usufruire le franchigie feudali.
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