Stella VariabilePubblichiamo una recensione di Roberto Fogliardi del romanzo “Stella variabile” di Robert A. Heinlein e Spider Robinson, Armenia, 2008 (traduzione di Salvatore Proietti).

Erano gli anni Settanta. Facevo ancora le elementari e mio nonno, uomo arguto e animato da una grande passione per la letteratura, mi aveva fatto uno splendido regalo: ogni mese avevo un buono acquisto da utilizzare presso una libreria che all’epoca ospitava anche una sezione con giornali e fumetti. Lì potevo acquistare tutto quel che volevo: nessun limite al genere, nessuna restrizione, unico vincolo il capitale che potevo impegnare. Quindi, meno spendevo per il singolo libro, più potevo portarmene a casa. Solitamente ero abbastanza parco, sceglievo i tascabili e i giornaletti, ma qualche volta mi facevo sedurre dalle copertine rigide e dalle illustrazioni colorate. Asterix, ad esempio, era una tentazione a cui non riuscivo mai a resistere. Una volta, mi capitò tra le mani una copertina su cui campeggiava un ragazzino in tuta spaziale rossa: era un libro della AMZ Editrice e si intitolava “La tuta spaziale”, di Robert Heinlein.
Si trattava di un romanzo per ragazzi, uno dei cosiddetti “juveniles”, intriso di senso del fantastico; era la storia di un giovanissimo esploratore spaziale che si ritrova a viaggiare tra le galassie. Dopo quello vennero i classici (“La macchina del tempo”, “20000 leghe sotto i mari”), poi il ciclo di Lucky Starr di Asimov, e infine gli Slan e i Classici della Libra, la Collana Argento della Nord, e tanti altri. “La tuta spaziale”, però, fu il primo vero libro di fantascienza su cui misi le mani.

“Stella variabile”, il romanzo edito dalla casa editrice Armenia di cui vi parlerò in questa breve recensione, mi ha fatto ripensare a quel vecchio libro per diversi motivi.
Innanzitutto, “Stella variabile” è un romanzo scritto da Robinson a partire da un plot molto dettagliato, opera di Robert Heinlein. Inoltre, nella postfazione al romanzo Robinson dichiara che anche lui ha cominciato a leggere fantascienza grazie a Heinlein; anzi i primi dieci libri che ha letto in assoluto erano del vecchio autore di space opera, “ed erano tutti grandi”.
Robinson, da vero scrittore di fantascienza e fan di Heinlein, più che scrivere un romanzo ha creato un portale iperspaziale: “Stella Variabile” fa viaggiare nello spazio e nel tempo. Lo spazio tra le galassie ove si muovono i protagonisti, e il tempo “fisico” in cui si muove il lettore. Leggerlo, per me, ha significato tornare alle origini della fantascienza, a quando sfogliavo “La tuta spaziale”. Ma il risultato non è una semplice “operazione nostalgia”, anzi, tutt’altro.

Heinlein, il libertario-reazionario anarco-individualista, aveva costruito l’impianto di una storia intrigante, ma incentrata sulla tradizionale figura dei coloni delle stelle, gli esploratori pronti a partire alla ricerca di mondi sconosciuti. Robinson, vincitore di tre premi Hugo e di un Nebula, si è divertito a reinventare il genere, senza tradire il “sense of wonder” della classica space opera, ma senza dimenticare che il mondo è cambiato e che le stelle sembrano oggi molto più distanti di quanto non apparissero allora.

Alcuni temi nuovi e attuali emergono dalla trama del romanzo: temi mutuati dall’attualità, dallo schock dell’undici settembre. I pericoli dei fondamentalismi, la paranoia complottista, la sfiducia nei potenti che governano il mondo sono tutti elementi che escono poco a poco da dietro le quinte, ma vengono poi miscelati sapientemente con un umanesimo e una speranza nel futuro e nel progresso che ricorda l’Isaac Asimov dei tempi migliori.

Il tutto può poi essere visto anche come il romanzo di crescita del protagonista, Joel Johnston. Il lettore si renderà presto conto del fatto che Joel ha la testa dura come il suo primo padre, Heinlein; Joel dice infatti parlando di sé: “certi imparano ascoltando, certi leggendo, certi osservando e analizzando, e certi devono proprio pisciare sul recinto elettrificato”. Ma il ragazzo ha preso anche da Robinson, infatti è un tipo sensibile, “impegnato nella generazione pneumatica di sequenze armoniche vibratorie di ordine superiore progettate per indurre la massimizzazione uditiva della produzione locale di endorfine”, ovvero compositore e musicista.

Inizialmente il romanzo dedica molto spazio alla costruzione dei personaggi e dell’ambientazione. Poi, nella seconda metà del libro, arriva il fuoco d’artificio di colpi di scena di cui non voglio anticipare nulla. In tutte le sue fasi, “Stella variabile” non stanca mai il lettore, grazie anche ai dialoghi vivaci, ricchi di giochi di parole, che avranno fatto sudare le proverbiali sette camicie al traduttore, Salvatore Proietti, che è riuscito a rendere appieno lo spirito del romanzo. Probabilmente si è anche divertito parecchio.

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