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(voce di SopraPensiero)Milton Manera è un giornalista. Cioè, era un giornalista: prima che la polizia lo trovasse in un bordello cinese a farsi fare dei «massaggi», scandalo che gli ha fatto perdere prima la reputazione e poi il lavoro. Lui se ne vergogna, certo; ma mai quanto si vergogni di quello attuale: fornire alibi. Un mestiere che si è inventato e che mette a disposizione quasi sempre di mariti fedifraghi incapaci di tenere a bada la gelosia delle consorti. Ha appena portato a termine un «incarico» da 3.000 euro, facendo credere alla moglie di un suo cliente che questi sia indaffaratissimo e che non potrà passare il fine settimana a casa (per forza: è già in viaggio con un’altra – ma questo non glielo ha detto), quando la donna precipita dal balcone e si schiata al suolo, sotto i suoi occhi. È stato certamente un omicidio; e lui le aveva parlato non più di cinque minuti primi. La polizia crederà a questa coincidenza? E a tutte le altre? Perché qui di coincidenze sembra che ce ne siano un po’ troppe: chi è quel ragazzo che si trovava sulla scena del crimine e che poche ore dopo è stato trovato impiccato a un albero? Come mai la casa di Manera è bruciata proprio nello stesso momento?
Questo noir diverte, con i suoi dialoghi vivaci e le sue situazioni improbabili e accattivanti. Ciò in cui non eccelle è il ritmo investigativo, frenato paradossalmente proprio dall’amore che l’autore nutre per i suoi personaggi e che lo porta ad attardarsi in preamboli troppo dettagliati; i quali, pur piacevoli in sé, finiscono per prendere il sopravvento. Detto questo, si tratta di una storia godibile e di una certa originalità, cui non mancano i contenuti essenziali del noir: Zancan ha tutte le carte in regola per tornare alla carica con un nuovo lavoro che, stavolta, faccia più attenzione anche al contenitore.
N. Zancan, Sono tutti bravi a morire, ed. Meridiano Zero, 2014, pp. 223, euro 14.