(voce di SopraPensiero)

Pubblicato Sebastopoli di Lev Nikolaevič Tolstoj.

Dall’incipit del libro:

L’AURORA COMINCIA APPENA a tingere l’orizzonte sopra al monte Sapun; la superficie azzurro-cupa del mare ha già rigettato da sé il tenebrore della notte e aspetta il primo raggio di sole per far giocare il suo allegro scintillio: dalla baia viene freddo e nebbia: neve non ce n’è, tutto è nero, ma la rigida gelata mattutina pizzica il viso e scricchiola sotto i piedi, e il lontano, incessante scroscio del mare, interrotto di tanto in tanto dai colpi che rombano a Sebastopoli, è solo a violare il silenzio della mattina. Sui bastimenti tutto sembra morto: batte l’ora ottava. Sulla Sjèvernaja l’attività diurna comincia a poco a poco a sostituirsi alla quiete della notte: dove si fa il cambio della guardia con rumore di fucili, dove il dottore si affretta verso l’infermeria, dove un soldatino sbuca fuori da un ricovero, si lava con acqua gelata il viso abbronzato e, voltandosi verso l’oriente che si arrossa, fa in fretta il segno della croce e prega Dio; dove l’alta, pesante madzara tirata da cammelli si avvia cigolando al cimitero a seppellire i cadaveri insanguinati di cui è carica fin quasi al sommo. Vi avvicinate al porto: vi colpisce uno speciale odore di carbon fossile, di concime, di umido e di carne di bue; mille cose diverse, legna, carne, farina, ferro, ecc., stanno a mucchi intorno allo sbarcatoio; soldati di diversi reggimenti con sacchi e fucili, o senza sacchi né fucili, si affollano là, fumano, gridano, trascinano pesi sul vapore che, fumando, sta presso al molo; svelti canotti, pieni di ogni specie di gente, soldati, marinai, venditori, donne, vanno e vengono dal porto.