Il filologo Sebastiano Timpanaro jr. raccoglie, a tre anni dalla morte del padre, gli scritti che gli sono parsi più significativi apparsi negli anni ’20 e ’30 dello scorso secolo e accomunati, come afferma nell’introduzione, dal “tentativo di superare il dissidio tra scienza e storicismo idealistico valorizzando la storia della scienza”.
La situazione di quel periodo vede in sostanza una cultura che reagendo al positivismo si allontana dalla scienza. E questo colloca, agli occhi di Timpanaro, la maggior parte delle teorie filosofiche completamente al di fuori della scienza. Perchè pur trovando giustificata la critica al positivismo, non si può usare quella critica per opporsi alla scienza stessa.
L’ambiente della scienza, che attraversa in quegli anni le grandi rivoluzioni di teorie della relatività e dei quanti, si muove intrecciandosi alle posizioni del neoidealismo e in questo ambiente Timpanaro affronta i temi della conoscenza scientifica mantenendo posizioni che non appaiono mai aprioristicamente avverse alla filosofia crociana. In questo senso l’opera di Timpanaro, e questa raccolta di scritti ne è una testimonianza importante, va oltre rispetto ai limiti di uno storico o filosofo della scienza o di una divulgazione di alto livello, per collocarsi su quel terreno di intreccio e unificazione tra conoscenze scientifiche e umanistiche che è sempre stato il suo obiettivo e il filo conduttore del suo lavoro, per cui la storia della scienza appare la strada giusta per comprendere l’umanesimo della scienza stessa.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
La nostra bella scienza – è inutile dissimularlo – non è riuscita ancora a fondersi intimamente con la nostra cultura e a diventarne un elemento essenziale. La scienza si studia piú o meno largamente in tutte le scuole, ma la nostra cultura rimane ostinatamente filosofico-letteraria. Il fatto è dovuto, tra l’altro, allo stesso progresso scientifico che rende la scienza inaccessibile o quasi ai non iniziati e anche, purtroppo, all’isolamento in cui si compiacciono, in generale, di chiudersi gli scienziati; alla mancanza, nel campo della storia della scienza, di un critico geniale paragonabile al De Sanctis e soprattutto alla scarsissima simpatia che hanno per la scienza i nostri principali filosofi, che sono i veri direttori della nostra cultura. Tutte le teorie della scienza da loro sostenute, da quelle che proclamano che la scienza è tutto a quelle che ammettono che essa è soltanto qualcosa o qualcosa d’inferiore, sono costruite su pochissime nozioni scientifiche di cui il filosofo ha appena una vaghissima notizia; e quindi, se hanno la loro importanza per comprendere il pensiero del filosofo, non possono in nessun modo aiutarci a comprendere, ad amare, a fare la scienza. I nostri filosofi fanno con la piú superba sicurezza la teoria della scienza, ma questo non significa minimamente che essi conoscano tutta quanta la scienza; non ne conoscono, e se ne vantano, nemmeno gli elementi.
Scarica gratis: Scritti di storia e critica della scienza di Sebastiano Timpanaro.