Secondo volume del saggio, dal vasto panorama della letteratura su Roma, sull’origine e lo sviluppo delle tante leggende nate sui luoghi e i personaggi della città eterna, dall’età tardo imperiale fino gli autori latini del medio evo.

Dall’incipit del libro:

Dante trova Trajano fra l’anime beate che nel cielo di Giove ricevono premio e sono glorificate per avere amata ed amministrata la giustizia nel mondo. Un imperatore non battezzato, fatto partecipe della felicità degli eletti, non è certo la meno strana fra le immaginazioni e le favole di cui siamo venuti discorrendo sin qui, o discorreremo in seguito. La storia autentica nulla ricorda che faccia parer degno di tanta grazia Trajano; anzi narra di fatti che avrebbero dovuto renderne odiosa alla Chiesa la memoria in perpetuo; giacchè egli fu persecutore dei cristiani, e in molte cronache del medio evo si fa espresso ricordo di ciò, e, con certa alterazione di verità, si dice che dalle persecuzioni desistette più tardi per consiglio e per intercessione di Plinio il Giovane. Si sa inoltre ch’egli fu dedito al vino un po’ più dell’onesto, e non rifuggì da certi amori, in quel tempo non meno latini che greci. Di ciò Dione Cassio non sembra fargli gran carico3; ma Gregorio Magno, se l’avesse saputo, l’avrebbe senz’alcun dubbio lasciato stare all’inferno, d’onde, secondochè la leggenda racconta, con perseverantissime preci gli venne fatto di trarlo. Più delle sue colpe si ricordavano le sue virtù, e in particolar modo il grande amore della giustizia. Alessandro Neckam esprimeva un comune giudizio dei tempi suoi quando diceva a tale proposito:
“Trajanum superis aequat clementia summa.”

Scarica gratis: Roma nella memoria e nelle immaginazioni del Medio Evo. Volume II di Arturo Graf.