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(voce di SopraPensiero)
Pubblicato Ritratti d’artisti italiani di Ugo Ojetti.
Con il suo abituale stile giornalistico e con grande efficacia, Ojetti tratteggia notizie di vita e di percorso artistico di 14 pittori e scultori italiani attivi tra fine Ottocento e primi anni del Novecento, non mancando si sottolineare il proprio apprezzamento per un’arte paesaggistica che stava in quegli anni per cominciare ad essere emarginata. Da Giovanni Fattori a Telemaco Signorini, da Giuseppe Pellizza a Francesco Paolo Michetti, autori oggi poco conosciuti se non per gli studiosi della storia dell’arte, vengono proposti nella valorizzazione del loro ambiente e del loro percorso di studio e di lavoro. Di ognuno dei 14 è accluso un bel ritratto fotografico.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Questo non è o almeno non vuole essere un libro di critica. È soltanto una raccolta di notizie sicure sull’arte e su alcuni artisti italiani degli ultimi anni dell’ottocento. Queste notizie sicure sono più rare di quel che si creda da chi non pensa a raccoglierle e a ordinarle. Sopra uno scultore pericleo o un pittore giottesco quasi tutto è noto quel che ormai può essere noto, e tutto è ormai ordinato in librerie, cataloghi e musei; variano soltanto e varieranno sempre, secondo il gusto dei critici e le teorie degli storici, i giudizii sulle sue opere. Sopra un pittore italiano morto da pochi anni o vivente, poco o nulla si sa: l’elenco dei quadri che ha esposti e che non sono tutti quelli che ha dipinti; qualche volta l’anno e il luogo della sua nascita; la città dove ha vissuto più a lungo. Il resto è, per lo più, fatto di chiacchiere, leggende, dicerie.
Parlo, s’intende, di pittori e di scultori italiani. Su quelli stranieri, anche se son giovani, si sa tutto: quel che fanno e quel che dicono, che faccia hanno, che maestri vantano e che maestri disprezzano, dove sono le loro opere e gli abbozzi delle loro opere, come quando e dove lavorano. In Francia, in Inghilterra, in Germania speciali collezioni di biografie illustrate riuniscono nello stesso catalogo un volume su Besnard o su Rodin a uno su Fouquet o su Houdon, uno studio su Hildebrand o su Stuck a uno su Dürer o su Holbein, un saggio sopra Watts o sopra Sargent a uno sopra Gainsborough o sopra Lawrence. Da noi, pei nostri artisti moderni, qualche raro articolo su qualche rivista, più spesso su qualche magazine illustrato, – articoli che nove volte su dieci vogliono soltanto accompagnare con poetiche parole una diecina di mediocri illustrazioni. Anzi su dieci articoli consacrati da una rivista italiana a un artista, nove sono consacrati ad artisti stranieri, agili riassunti di quei mille suddetti studii francesi, inglesi, tedeschi.