(voce di SopraPensiero)

Religione e politica sono sempre stati due ambiti distinti, anche quando la storia ne ha unito le sorti fino a fonderle insieme (condizione cui dopo Costantino, soprattutto in Italia, ci siamo in certo modo assuefatti). Ma il Novecento, con i suoi peculiari totalitarismi (forme politiche prima sconosciute), ha portato una novità imprevista e problematica: per la prima volta si parla di politica intesa come religione. Di una politica, cioè, che utilizza le strutture e i modi della religione per assumerne le funzioni (al fine di fagocitarla; o di sostituirla). È veramente così? Ed è veramente così facile venirne a capo? Da un lato, ad esempio, si potrebbero vedere delle somiglianze perfino tra la figura di Hitler e quella di Gesù: entrambi potrebbero essere letti come capi carismatici. Ma basta questo ad identificarli? E si può ridurre a questo la loro funzione sociale? O forse, al contrario, c’è ancora una linea distintiva – sottile ma netta – tra la politica e la religione?
Hannah Arendt, filosofa che non ha bisogno di presentazioni, conduce un esame nel suo consueto stile lineare ma rigoroso, col quale mette in dubbio la convinzione, accreditata ma poco solida, che delle due si possa realmente fare l’uno (e che ciò sia avvenuto storicamente, proprio nei totalitarismi). Troppi gli ostacoli, di metodo e di merito: non sappiamo ancora dare una definizione esaustiva di «religione»; il dibattito non è ancora stato esteso a tutte le religioni esistenti (le quali, in un dibattito sulla religione, dovrebbero certo aver voce in capitolo); la figura di «Dio», centrale per i monoteismi, non è un requisito essenziale per la «religione» (tanto che esistono religioni che possono tranquillamente farne a meno). Questo testo del ’53, già tradotto parzialmente dall’inglese per le Edizioni di Comunità con il titolo Totalitarismo e cultura, racchiude l’intervento dell’autrice ad un convegno all’Università di Harvard e viene offerto oggi da Feltrinelli in formato digitale (con qualche imprecisione ortografica).


H. Arendt, Religione e politica, ed. Feltrinelli, 2014, euro 0,99.

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Paolo Calabrò
Laureato in scienze dell'informazione e in filosofia, gestisco il sito ufficiale in italiano del filosofo francese Maurice Bellet. Ho collaborato con l'Opera Omnia in italiano di Raimon Panikkar. Sono redattore della rivista online «Filosofia e nuovi sentieri» e membro dell'associazione di scrittori «NapoliNoir». Ho pubblicato in volume i saggi: – Scienza e paranormale nel pensiero di Rupert Sheldrake (Progedit, 2020); – Ivan Illich. Il mondo a misura d'uomo (Pazzini, 2018); – La verità cammina con noi. Introduzione alla filosofia e alla scienza dell'umano di Maurice Bellet (Il Prato, 2014); – Le cose si toccano. Raimon Panikkar e le scienze moderne (Diabasis, 2011) e 5 libri di narrativa noir: – Troppa verità (2021), romanzo noir di Bertoni editore (2021); – L'albergo o del delitto perfetto (2020), sulla manipolazione affettiva e la violenza di genere, edito da Iacobelli; – L'abiezione (2018) e L'intransigenza (2015), romanzi della collana "I gialli del Dio perverso", edita da Il Prato, ispirati alla teologia di Maurice Bellet; – C'è un sole che si muore (Il Prato, 2016), antologia di racconti gialli e noir ambientati a Napoli (e dintorni), curata insieme a Diana Lama.