Ernesto Capocci scrisse questo breve Viaggio alla Luna nel 1857; forse l’essere stato destituito dal suo incarico di direttore dell’Osservatorio di Capodimonte (ruolo che poté assumere nuovamente dopo l’arrivo a Napoli di Garibaldi) gli consentì di avere del tempo per dedicarsi ad attività letteraria e umanistica all’interno della quale possiamo collocare anche questo inusuale ed eccentrico scritto. Ma non dimenticando certo le sue competenze scientifiche, come potranno scoprire i lettori di questo libretto. Lavoro recuperato, dopo essere stato disperso e caduto nel totale oblio, nel corso di una tesi di laurea.
Ambientato esattamente duecento anni dopo la pubblicazione, in forma di lettera a un’amica rimasta sulla terra, Urania racconta del suo viaggio sulla Luna. Non il “primo viaggio” perché scopriamo esserci una colonia lunare presso la quale il “proiettile spaziale” con il quale viaggia Urania può “allunare”.
Non possiamo attribuire, nell’ambito della protofantascienza italiana, il titolo di “primo” resoconto di un viaggio spaziale sulla luna. Nel 1836 un anonimo accademico tassoniano pubblicò Un viaggetto nella Luna – testo poi attribuito molto verosimilmente allo storico della matematica Bartolomeo Veratti – e nello stesso anno Francesco Bruni scrisse Lettera su la ipotesi degli abitanti de’ pianeti. Senza dimenticare il poemetto eroicomico Il mondo della Luna del gesuita mantovano Saverio Bettinelli (arcade con il nome di Diodoro Delfico). Gli ultimi due testi summenzionati sono disponibili in formato immagine su Archive. Certamente però possiamo attribuire al Viaggio alla Luna di Capocci un ruolo centrale in quel fermento culturale imperniato su ipotesi futuribili che, oltre a destare vasto interesse nel pubblico, stava per dare origine a un vero e proprio genere letterario che convenzionalmente si usa far scaturire dalla pubblicazione, nel 1865, di De la Terre à la Lune di Jules Verne.
Il fattore davvero sorprendente è il fatto di porre una donna – in un’epoca nella quale la componente femminile della comunità scientifica era pressoché inesistente – come protagonista narratrice e con indubbie competenze scientifiche. E questo fatto è tanto più significativo perché Capocci nel mondo della scienza era protagonista, basti pensare al suo ruolo fondamentale nel corso del settimo congresso degli scienziati a Napoli nel 1845. La donna astronauta ha il nome della Musa dell’Astronomia, Urania, e anche questo, in particolare per la storia della fantascienza italiana è cosa particolarmente significativa… I particolari scientifici e tecnologici vengono raccontati come dati scontati e acquisiti. Infatti, ripeto, non siamo di fronte, come nel romanzo di Verne o nel famoso film del 1902 di Méliès al primo viaggio verso la Luna ma ad uno dei frequenti viaggi che vengono effettuati verso il satellite della Terra.
Numerose le ristampe anastatiche e moderne di questo libretto dopo il suo casuale ritrovamento. Questa edizione elettronica è basata sull’edizione “in una ricomposizione moderna seppur rispettosa dell’originale” – così dice Massimo Capaccioli nella sua introduzione – del 2000 a cura dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte. Da segnalare l’edizione a fumetti, uscita a inizio 2021, adattata e disegnata da Stefano Mura, dove Urania prende le sembianze di Margherita Hack. La realtà sembra comunque anticipare la preveggenza di Capocci: la missione Artemis prevede di portare la prima donna sulla Luna nel 2024. I ritardi sembrano ormai scontati, vista la carenza di finanziamenti, ma probabilmente Urania arriverà ad allunare comunque in anticipo rispetto alla narrazione di questo interessante libretto.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Principio dal principio, poiché in questo caso si avvera appunto l’opposto del comune adagio: la coda è la più dura a rodere, stanteché il punto più difficile e pericoloso era, come udirai, quello della partenza! Non parlo della piccola traversata a fior di terra sull’aerostata, il Giordano Bruno, da Napoli all’Antisana nelle alte regioni equatoriali del Nuovo Mondo, come lo chiamavano i nostri buoni padri. Questi piccoli viaggi, da che si è tanto avvantaggiata l’applicazione del gaz acido carbonico liquefatto alla dinamica, da aver macchine che con lo stesso peso svolgano una potenza tripla di quella del vapore, il problema della direzione di questi veicoli aerei è divenuto di soluzione agevolissima, e cosiffatti viaggi oramai ovvii non offrono più veruna difficoltà, e ben poco interesse. Ma al giungere in vetta a quel gran vulcano estinto, rimasi veramente ammirata delle grandiose costruzioni ivi erette dalla Compagnia della Luna, donde essa invia, o per dir meglio slancia i suoi convogli, per evitare l’effetto della resistenza dell’aria in un luogo più basso, a questa lontana colonia.
Scarica gratis: Relazione del primo viaggio alla Luna fatto da una donna l’anno di grazia 2057 di Ernesto Capocci.