Pubblicato Quaderno del nulla di Dina Ferri.

Dall’incipit del libro:

««La mia vita fino ad oggi? È un libro di quattro pagine», scriveva di sé Dina Ferri pochi giorni prima che la morte cogliesse il fiore dei suoi vent’anni. A questo giudizio aggiungeva, subito dopo, una malinconica riflessione: «Come per le viole, la prima è più odorosa. L’ultima è sgualcita dalla pioggia, proprio come l’ultima mammola piegata su lo stelo dall’acquazzone d’estate. Tornerà il sole?». La luce del sole si spegneva per sempre agli occhi della giovane poetessa, il 18 giugno 1930, nello Spedale di Siena, dopo quattro mesi di atroci sofferenze da lei sopportate senza lamentarsi mai, forte della sua fede in Dio, distesa sul letto n. 185 di una nuda corsìa, nel reparto delle donne povere, ove fui a rivederla e potei salutarla, l’ultima volta, una settimana prima della sua dipartita. I prolungati patimenti del morbo implacabile che la consumava, una fiera tubercolosi intestinale, avevano affinati i tratti robusti del suo volto, ove, rischiarandone il pallore, ardevano per la febbre che non l’abbandonava i grandi occhi neri, vivi di bontà e d’intelligenza: le mani scarne, già use ai lavori campestri, ingentilite, somigliavano a due tremuli gigli. Quando, per confortarla, le dissi parole di speranza, le pie menzogne con le quali si cerca di nascondere ai moribondi la cruda realtà, ella non rispose; mi sorrise l’ultimo addio, e lessi nel suo sguardo tranquillo la certezza dell’atteso destino.»