Cardile aveva vent’anni quando fu pubblicato questo suo libro di poesie. Il suo anelare in direzione di un cammino iniziatico, di gnosi è già chiaramente delineato in questa sua prova letteraria che si pone in maniera evidente sul piano simbolista. E pare scelta del tutto coerente: il “simbolo” assume senza dubbio posizione centrale, un ruolo chiave, nel passaggio tra conoscenza e ricerca spirituale; diventa strumento di passaggio tra differenti livelli di realtà. Non a caso anche per il più grande poeta simbolista italiano, Gian Pietro Lucini, il simbolismo della sua poesia si regge tra l’altro, secondo Glauco Viazzi, su la “cultura ermetico-occultista”. Le Apocalissi divenne il testo fondante per il cenacolo simbolista messinese del quale Cardile era animatore insieme ad Angelo Toscano.
La silloge si avvale della presentazione del letterato messinese Tommaso Cannizzaro, lui stesso poeta e traduttore, che forse non coglie a pieno la sostanza dei versi di Cardile sottolineando però che si è di fronte a “l’opera di un giovane ma in pari tempo di un iniziato, velato ancora di ombre e di mistero come i piccoli astri in formazione delle nebulose”. In ogni caso il volumetto suscitò reazioni varie tra i recensori. Cardile stesso radunò nel 1908 le recensioni favorevoli nel volumetto Per la storia di un tentativo.
Cardile fu in contatto epistolare con Lucini dal 1908 fino alla morte del grande poeta lombardo. L’epistolario è stato pubblicato nel 2005 a cura di Simone Nicotra (Lettere a Lucini, Caltanissetta 2005). Certamente il contatto con Lucini invogliò il giovane Cardile ad approfondire le ascendenze francesi del movimento simbolista italiano e quindi principalmente Mallarmé, del quale più tardi, nel 1920, tradusse Un coup de dés (tra breve disponibile in edizione elettronica in questa stessa biblioteca Manuzio). Ma già in precedenza aveva dato vita, nel 1900, al foglio simbolista “Le Parvenze” insieme ad Angelo Toscano, che risulta essere il primo in Italia e del quale uscirono tre numeri. Il titolo di tale foglio prende spunto dal Manifesto del simbolismo di Jean Moréas del 1886. Nel 1908 lo stesso Lucini segnalò i due “simbolisti” messinesi, insieme a Umberto Saffiotti, anch’egli appartenente al gruppo di Cardile, tra i pionieri del simbolismo italiano: “Sicilia riassume il coro e i suoi poeti battono, su lamine di metallo singolare, in un timbro non mai prima udito, le loro invenzioni”. Chi volesse approfondire questi temi dovrebbe leggere il saggio di ampio respiro e ricco di riferimenti e documentazione Simbolismo e alchimia della parola di Daniela Frisone, in L’inchiostro e l’archeometro : Enrico Cardile tra esoterismo e letteratura.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
La prima poesia della raccolta Scrivi, perciocchè queste parole son veraci e fedeli:
Nel sonno cui grava l’eterno
sopor del mio core, diffuso
un pallido lume s’è schiuso,
un tenue sogno discerno;
ma balza, vibrante a l’occluso
destino, mia voce di scherno,
se il vostro compianto ricuso
con tremulo ghigno d’inferno:
Lasciate che l’Anima imperi
le cose di un sogno perduto,
i foschi del rito misteri,
lasciate che il biondo caduto
non volga i grandi occhi severi
ne l’ultimo e triste saluto….
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