Dall’incipit della tesi:
La stilistica si impone come modalità di ricerca linguistica alla fine dell’ottocento. Si può dire che sia nata quando ormai l’arte dello scriver bene, l’antica retorica, è stata messa da parte a favore di nuovi modi di considerare la creazione letteraria.
Col Romanticismo la valutazione dell’individualità, e dell’apporto soggettivo dell’autore ha fatto nascere una opposizione alla linguistica che, nata anch’essa nell’ottocento sotto gli influssi positivistici, cercava di attuare uno studio scientifico, oggettivo e sovraindividuale del linguaggio, vedendo la lingua come un oggetto materiale senza coglierne i nessi con l’autore.
Ancora lontana dalla psicologia e dallo stile individuale è anche la linguistica di De Saussure (un sistema di segni convenzionali e funzionali accettati dalla collettività – la langue – ma senza nessuna attenzione ai valori espressivi delle affettività personali – la parole -).
La stilistica nasce come stilistica della lingua soprattutto con Bally, un discepolo di De Saussure, che intese studiare non solo il sistema dei segni, ma anche i «mezzi espressivi» del linguaggio visti come strumenti per esprimere gli affetti e le emozioni del parlante. I «mezzi espressivi» toccano il lessico e la sintassi che sono, del sistema grammaticale, i più vicini alla mobilità dell’animo e fanno sì che uno stesso concetto possa essere espresso in molte tonalità diverse a seconda della situazione in cui si trova il soggetto parlante. Bally rimase però un desaussurriano e si tenne perciò lontano dall’ambito della parole studiando solo le capacità espressive del sistema-lingua senza indagare l’individualità così come la si può trovare espressa in un’opera letteraria.
Relatore Prof.ssa Enza Biagini, anno accademico: 2000-01, Università degli Studi di Firenze, Facoltà di Lettere e Filosofia, tesi di Laurea in Lettere.