Pubblicato Passeggiate per l’Italia (Volume 4) di Ferdinand Gregorovius.

Dall’incipit del libro:

Roma, da dopo la rivoluzione del 1848, appare ancor più silenziosa che nel passato; tutta la vivacità del popolo è scomparsa e le classi agiate si tengono paurosamente nascoste, guardandosi bene di far parlare di sè; e le classi infime sono ancora più misere e più oppresse di prima. Le feste popolari sono scomparse, o quasi; il carnevale è in piena decadenza; e persino le feste di ottobre, un tempo sì allegre fuori delle porte, fra i bicchieri di vino dei Castelli e il saltarello, sono presso che dimenticate. Roma è oggi una grande rovina della civiltà: non vi si vedono che processioni di preti e di frati, non vi si sente che suono di campane o musica chiesastica, e tutta la vita sembra essersi rifugiata fra i curiali, fra i cardinali, fra i monaci, fra i preti. Il popolo non è che un semplice spettatore che non lavora, che non commercia e si contenta soltanto di contemplare, e contempla le rovine antiche, le gallerie del Vaticano, le funzioni in S. Pietro o nella Cappella Sistina, dove il Papa e i cardinali stanno disposti in gruppi, sempre nello stesso ordine, sì da parere un gran quadro. Persino nel Corso, per cui il Romano passeggia gravemente nel pomeriggio ed alla sera, la gente vi si reca non per muoversi, ma per ammirare le belle signore che corrono in su e in giù in carrozza. Ben diverso è l’aspetto di Napoli, dove il vivace, febbrile e continuo chiassoso movimento di tutto quel popolo, ha del fantastico. Si direbbe una città in rivoluzione, perché tutti si muovono, tutti si agitano, tutti gridano e schiamazzano. Nel porto, sulle rive del mare, nei mercati, in via Toledo, persino a Capodimonte, al Vomero, a Posillipo, lo stesso movimento, lo stesso chiasso.