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Casey Cep,
Ore disperate. L’ultimo processo di Harper Lee,
traduzione di Sara Bilotti,
collana “Sotterranei” n° 232,
minimum fax,
Roma 2020, pp. 398,
€ 19,00
In tanti abbiamo molto amato Il buio oltre la siepe. Il romanzo, che a oggi ha venduto oltre 40 milioni di copie, vedeva la luce poco più di sessant’anni fa, nel luglio del 1960. Nel giorno di Natale di due anni dopo debuttava nelle sale il film che ottenne otto nomination all’Oscar e, nell’aprile successivo, ne ottenne tre.
Al tempo della pubblicazione l’autrice, Nelle Harper Lee, aveva 34 anni e da Monroeville in Alabama si era trasferita a Manhattan dieci anni prima. Viveva in un piccolo appartamento, tanto modesto da rasentare la povertà.
Da allora i lettori hanno trepidato aspettando il secondo libro di Nelle, che però non arrivò mai (nel 2015 è apparso Va, metti una sentinella, che però altro non è che la prima versione da cui poi nacque Il buio).
Il fatto è che Harper Lee davvero era nata per scrivere, e ha sempre scritto. Ma concludere un romanzo con gli standard che lei si prefiggeva era tutt’altra cosa. Progressivamente Nelle si estraniò dalla scena pubblica, smise di rilasciare interviste, volontariamente scomparve.
Nel 1981, scrisse a Gregory Peck: «È strano, ma le persone che non fanno parte del nostro gioco (l’Arte, bla bla) non hanno la minima idea dell’incredibile solitudine che comporta». E citò una frase del giornalista Gene Fowler: «Scrivere è facile: tutto ciò che devi fare è sederti a fissare un foglio bianco fino a quando sulla fronte non fioriscono gocce di sangue» (p. 331).
Nei giorni successivi alla consegna del manoscritto definitivo de Il buio a Nelle arrivò un invito di Truman Capote. Erano stati più che amici, quasi fratelli, fin da giovanissimi, pur essendo tanto diversi. Capote voleva recarsi in Kansas, per indagare sulla brutale strage di un’intera famiglia, i Clutter, a Holcomb, avvenuta proprio in quel mese, su cui voleva scrivere un “romanzo di non-fiction” (o true crime). Fu un’esperienza interessantissima per Harper Lee, che lavorò moltissimo, riuscendo – ben più del suo strambo amico – a conquistare la fiducia della gente del posto. Con la sua incredibile memoria visiva, preparò per Truman 150 pagine dattiloscritte ordinate in dieci faldoni, indispensabili per il suo lavoro.
Il libro di Capote, A sangue freddo, uscì nel 1965: anche lui aveva avuto le sue difficoltà nel fissarlo su carta… Nelle, pur astenendosi da dichiarazioni pubbliche, fu piuttosto delusa dal fatto che l’amico avesse inventato molti dettagli, a scapito dei “fatti”. Questa diversa concezione della non-fiction un po’ li allontanò. Nel conto va anche messo che Truman era «verde d’invidia più di tutti gli alberi di pino dello Stato» per l’enorme successo de Il buio oltre la siepe e ancor più per la sua meravigliosa perfezione.
Strano rapporto davvero, il loro. «Nel 1976, Truman aveva chiesta a Lee di sedersi accanto a lui durante un’intervista per People, che stava tracciando un suo profilo. E lei aveva concesso un totale di dodici parole, sei delle quali erano: “Siamo accomunati da uno stesso tormento”» (p. 206).
Le indagini per il “caso Clutter” rimasero un’esperienza importante per Harper Lee, che riemerse quando un altro fatto di cronaca nera dall’Alabama rimbalzò sulle cronache statunitensi. Nelle prese il treno e si trasferì ad Alexander City decisa ad andare fino in fondo.
Il reverendo Willie Maxwell aveva un anno più di Nelle, ed era un uomo di colore. Anche lui, come milioni di americani, aveva iniziato a stipulare assicurazioni sulla vita dei suoi familiari. Il fatto è che, tra il 1970 e il 1977, cinque suoi congiunti e il marito di quella che divenne la sua seconda moglie morirono in maniera poco chiara. Su tutti Maxwell aveva stipulato parecchie polizze da cui ottenne una piccola fortuna. Tutti, nella contea, erano sicuri che lui ne fosse il colpevole, forse anche attraverso riti vudù. Ma le autorità non riuscirono mai a provare la sua colpevolezza, anche a causa della funambolica bravura del suo avvocato, Tom Radney.
Fino a che, però, al funerale della sesta vittima, la figlia adottiva Shirley Ann, un parente della terza moglie di Maxwell lo fulminò con tre colpi di pistola alla testa davanti a trecento testimoni.
Nel “non detto” dell’intera contea, Robert Burns non era un assassino, ma un giustiziere. Ma gli ci voleva un bravo avvocato. E Tom Radney, che aveva sempre ottenuto l’assoluzione del reverendo, ottenne anche quella del suo giustiziere…
C’erano sufficienti colpi di scena e mistero per attrarre l’interesse di Harper Lee; e diverse tematiche tipiche del Sud e dell’Alabama in particolare, le erano care e già si trovavano ne Il buio: i pregiudizi razziali, l’attrattiva del farsi giustizia da sé, certe forme di superstizione…
Ancora una volta, gradualmente, Harper Lee riuscì a conquistare la fiducia della gente del luogo e raccolse una quantità enorme di documentazione. Ma per fare questo era dovuta uscire allo scoperto e ora tutti attendevano ‘il secondo libro di Harper Lee’. Nella già citata lettera a Gregory Peck (che interpretando Il Buio oltre la siepe aveva ottenuto l’Oscar come miglior protagonista) scriveva che all’epoca del primo romanzo «a nessuno importava quando lo scrivevo, ora invece mi sento il fiato sul collo. Ma mi rifiuto di pubblicare qualcosa che non si avvicini a uno standard di eccellenza. […] Il mio agente vuole solo sangue & autopsie, il mio editore vuole un altro bestseller e io voglio la coscienza pulita, per non aver preso in giro i lettori» (p. 331).
Dopo tanto lavoro il suo reportage, però, consisteva solo in «una montagna di pettegolezzi e una manciata di fatti» (p. 363). Troppo poco, e Harper Lee alla fine desistette.
Chi oggi ci restituisce almeno in parte questo immane lavoro rimasto incompiuto è un’altra scrittrice americana, Casey Cep. Una laurea ad Harvard e un dottorato a Oxford, giornalista del “The New Yorker”, Ore disperate è la sua opera prima. Opera che si articola in tre parti significativamente intitolate «Il reverendo», «L’avvocato» e «La scrittrice».
La prosa di Casey Cep rivela una notevole sicurezza e felicità stilistica, oltre a una grande abilità nel mettere insieme fonti ufficiali, documenti, interviste e articoli.
Harper Lee, che è morta cinque anni fa, in vita si era strenuamente opposta a ogni tentativo di una sua biografia. Questo libro è una vera benedizione per gli appassionati de Il buio, che per decenni sono stati orfani di un secondo romanzo di Harper Lee e di un racconto della sua vita.