L’usignolo e il principe di Dostoevsky stanno dicendo, con linguaggi diversi, la stessa cosa?
Ulisse e il leader telematico usano gli stessi moduli di seduzione?
I bagnanti di una spiaggia affollata si comportano spesso come marmotte alpine, mentre i pavoni e i ragazzi in discoteca fanno insieme la ruota?
E, infine, anche la gente comune persegue a sua insaputa, una “Recherche” come aveva fatto Proust?

A questi interrogativi, che sembrano paradossali e provocatori, le due autrici, di formazione ed esperienze così diverse, hanno percorso insieme i binari paralleli e sincronici della letteratura e della ricerca scientifica allo scopo di comprendere le sensazioni di ogni creatura vivente, e il modo di esprimerle e comunicarle. Esse ritengono che procedendo per intuizioni e verifiche, oppure per intuizioni e immagini, con umiltà e pazienza l’arte e la scienza possano (e forse debbano) camminare insieme. Questo è l’obiettivo finale di questo libro.

Sinossi a cura di Daniela Lenti Boero

NOTA: Si ringraziano le autrici che hanno gentilmente concesso il diritto di pubblicazione.

Dall’incipit del libro:

Accostarsi al resto del mondo vivente non è per noi solo un gioco o una fantasticheria, ma un’attività molto seria.
La tradizione culturale creazionista ha sempre posto l’uomo in opposizione alle altre specie viventi.
A ben centocinquant’anni dalla “morte di Adamo”, la percezione che l’uomo ha della propria specie è una sorta di creazionismo ingenuo, per cui egli si immagina come creatura avulsa dal resto del mondo e non come esponente di una specie partecipe, come altre, del ciclo biologico universale: in questo tipo di rappresentazione, la comunicazione linguistica lo distingue e lo distanzia da tutti gli altri esseri viventi.
Invece la specie umana (Homo sapiens), unica tra tutte, partecipa a una doppia polarità: da un lato essa è il risultato di un processo evolutivo durato migliaia di anni, che accomuna alcune delle sue modalità comunicative a quelle che caratterizzano tutte le altre specie animali, dall’altro essa ha costruito, grazie all’interazione fra socialità, produzione e trasmissione di cultura una “bolla artificiale” sempre più complessa dalla quale dipende per la sua sopravvivenza.
In fondo l’uomo si è comportato da specie, per così dire, “perfetta”, e ha fatto quello che ogni altra specie avrebbe fatto: sostituirsi ai competitori, sviluppare tecnologie che rendessero la sua vita più piacevole e che lo liberassero dalla fatica e dal bisogno. Se analizziamo in dettaglio le tecnologie moderne, ci rendiamo conto che altro non sono che appendici artificiali che si innestano su bisogni primari dell’uomo.

Scarica gratis: Oltre le parole di Daniela Lenti Boero e Marina Puntellini.