(voce di SopraPensiero)

 

Autore di questa traduzione è Anton Maria Salvini (1653-1729), molto noto ed apprezzato ai suoi tempi come grecista dottissimo e fedele traduttore. Nelle sue traduzioni dal greco intendeva attenersi a questi criteri: aderenza al testo-sorgente, solide conoscenze linguistiche, preferenza per l’endecasillabo sciolto.

Ci sono però giudizi contrastanti sul valore delle sue traduzioni di Omero. Senza dubbio il compiacimento nell’uso di termini già desueti a suoi tempi (teniamo sempre conto che si tratta di una traduzione della seconda metà del ‘600) in unione con il suo compiacimento per un eccesso di enfasi retorica può indurre a critiche ingenerose, ma il riconoscimento del mondo accademico della sua epoca fu comunque unanime; basti pensare che fu ammesso alla Royal Society allora presieduta da Newton, e fu altresì accademico della Crusca.

La sua traduzione dell’Odissea in endecasillabi sciolti rivela la sua profonda conoscenza della lingua greca e della lingua italiana dotta, pur se influenzata dal dialetto toscano del quale fu compilatore di un bel dizionario.

Dall’incipit del libro:

L’uomo narrami, o Musa, astuto, e scaltro,
Di varj modi,e di maniere adorno,
Che molto assai pel mondo andò vagando
Da ch’espugnò ‘l castel sacro di Troja.
Di molt’uomini vide le cittadi,
Ed il genio conobbe, e ‘l sentimento.
Molti ei pel mar patì in suo cuore affanni,
Riscattando sua vita, ed il ritorno
De’ compagni; ma nè così i compagni
Diliberò, quantunque ei lo bramasse.
Che per le proprie follie periro:
Stolti, che i buoi del Sole Iperióne
Mangiaro: ei tolse lor della reddita
Il dì: di tai cose onde tu vuoi
Di Giove figlia dea, narra anco a noi.

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