Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub: Una peccatrice di Giovanni Verga.

Verga scrisse questo romanzo nel 1865, quando si trovava ancora a Catania, e lo pubblicò nel 1866 presso l’editore Negro di Torino. Sicuramente lo portò con sé nel primo viaggio a Firenze del 1865, durante il quale fu recensito positivamente su una rivista viennese, dalla letterata tedesca Ludmilla Assing, che teneva un salotto letterario ben frequentato nella città toscana.

Il protagonista è il giovane catanese Pietro Brusio, studente di legge ma aspirante scrittore (sono evidenti i riferimenti autobiografici), che s’innamora della moglie del conte di Prato, Narcisa Valderi, ai suoi occhi donna irraggiungibile. Con l’aiuto dell’improvvisa fortuna letteraria, Pietro riesce ad ottenere il tanto atteso amore della donna, ma la certezza affettiva, il sentimento sicuro e corrisposto, il sogno che diviene quotidiano, mitigano l’eccitazione data inizialmente dalle prime difficoltà e le emozioni si spengono. Narcisa, ben consapevole dell’imminente fine del loro rapporto, si uccide concludendo la vicenda tormentosa. Pietro, ormai solo e conscio dell’effimero successo come scrittore, non può far altro che ritirarsi nella sua Sicilia.

Sinossi a cura di Federica Savelli.

Dall’incipit del libro:

"Una peccatrice" di Giovanni VergaDirò come mi sia pervenuta questa storia, che convenienze particolari mi obbligano a velare sotto la forma del romanzo.
Verso la metà di novembre avevamo progettato una partita di campagna con Consoli e Pietro Abate.
Il 14, con una bella giornata, noi eravamo sulla strada di Aci.
Verso Cannizzaro un elegante calesse signorile oltrepassò la nostra modesta carrozza da nolo. Giammai si è tanto umiliati dal contrasto come in simili casi. Consoli, ch’era forse il più matto della compagnia, gridò al cocchiere:
«Dieci lire se passi quel calesse!».
Il cocchiere frustò a sangue le rozze, che cominciarono a correre disperatamente, facendoci sbalzare in modo da esser sicuri di ribaltare; e siccome le povere bestie non correvano come egli voleva, Consoli salì in piedi sul sedile dinanzi per togliere le redini e la frusta dalle mani del cocchiere.
Allora cominciò un alterco fra quegli che non voleva cederle e Consoli che le voleva ad ogni costo, mentre il legno correva alla meglio.
Tutt’a un tratto i cavalli si arrestarono; Abate ed io, sorpresi di vederci fermati sì bruscamente, domandammo che c’era.

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