(voce di SopraPensiero)

Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub Le veglie di Neri di Renato Fucini.

Le novelle raccolte sotto il titolo «le veglie di Neri» furono pubblicate tra il 1876 e il 1885 e quasi tutte videro originariamente la luce sulla «Rassegna settimanale» dell’editore fiorentino Barbera.
Scritti in vernacolo toscano, i racconti descrivono bozzetti della campagna toscana che Fucini ha elaborato, soprattutto, girovagando per ragioni di caccia. Alcuni si incentrano su divertenti macchiette («La fatta», «Il merlo di Vestro» […] ), altri descrivono un’umanità costituita da poveri diavoli a cui la sorte ha riservato un’irrimediabile sofferenza («Lucia»,»Vanno in Maremma», «Lo spaccapietre» […] ), in altri ancora il lettore è coinvolto in struggenti ricordi dei protagonisti («La pipa di Batone», «Primavera» […] ).

Sinossi a cura di Rosario Di Mauro

Dall’incipit del libro:

Le veglie di NeriQuella sera non stavo bene di spirito. Alla smodata allegria d’un intiero giorno passato sulle praterie in mezzo a cari amici, laggiù convenuti per esser pronti la mattina dopo ad aprire la caccia, era subentrata una profonda tristezza, alimentata forse dalla scena mestissima d’un tramonto di sole in padule.

Alcuni de’ miei compagni, occupati in varie faccenduole riguardanti la caccia del domani, si erano accoccolati sull’erba, smontando schioppi, lustrando fiaschette, facendo cartucce e tante altre simili cose; altri, stanchi, s’eran buttati sopra uno strapunto di paglia nella Casina delle Guardie e s’erano addormentati; ed io, senza avvedermene, avevo preso lungo l’alberata e, passo passo, m’ero allontanato d’un buon tratto, quando, accortomi di non esser seguìto da nessuno, provai come un senso di repugnanza ad inoltrarmi maggiormente in quella solitudine; ma siccome ero stanco, prima di tornare indietro, mi fermai un poco per riposarmi.

Seduto sull’argine erboso d’un canale, lasciavo correre l’occhio smarrito su quella immensa superficie d’acqua stagnante e di lunghe cannéggiole, e fantasticando dinanzi a quel malinconico quadro, richiamavo alla mente i più minuti ricordi della prima giovinezza, e per un misterioso fenomeno psicologico, anco le più liete memorie prendevano in me in quel momento l’aspetto di tristissime cose. E mi sentivo stringere il cuore, e quasi avrei pianto senza saperne di perché.