Grazie ai volontari del Progetto Griffo è online (disponibile per il download gratuito) l’ePub: Curti Bò e la piccola tigre bionda di Augusto De Angelis.
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Con Curti Bò e la piccola tigre bionda pubblicato nel 1943, quando già la pubblicazione di romanzi del genere “giallo” era in Italia ostacolata da censure e norme molto restrittive, ha termine il ciclo delle inchieste del Commissario De Vincenzi. Pochi mesi dopo De Angelis sarebbe stato arrestato e l’anno successivo, da poco scarcerato, sarebbe andato incontro alla morte in seguito a un vigliacco pestaggio da parte di un repubblichino fascista.

In questo romanzo, come si può evincere già dal titolo, De Vincenzi è affiancato, per la terza volta dopo Il mistero della vergine e La gondola della morte , dal bizzarro, ma acutissimo osservatore, investigatore privato Vladimiro Curti Bò. Di fisico minuto e dai modi e abbigliamento eccentrico, in questo romanzo a tratti sovrasta l’azione di De Vincenzi, anche perché la prima vittima si rivolge, in apertura del romanzo, proprio a lui per ritrovare moglie, figlia e un cane durante una tournée in Italia. L’ambiente oggetto dell’indagine è infatti quello di una piccola truppa di teatranti proveniente dagli Stati Uniti capeggiata dalla figura del gigantesco clown Walter, ed è proprio lui che si rivolge a Curti Bò. Quando avviene il primo delitto entra in scena ovviamente De Vincenzi ma Curti Bò non può certo venire emarginato. Questa indagine si svolge quindi non solo con il solito metodo di tipo “psicologico” caro al commissario De Vincenzi, ma si impernia anche sull’attenta perspicacia e abilità deduttiva di Curti Bò. Ne nasce quindi un’indagine ricca di imprevisti, soffusa spesso da un’ironia che ha caratterizzato talvolta anche i romanzi precedenti della serie. La collaborazione tra i due investigatori è ben inquadrata da questo brano:

«E De Vincenzi si convinse ancora una volta che l’amicizia dell’omino gli era preziosa e che la sua collaborazione gli recava un complemento indispensabile. Lui, che pure adorava il suo mestiere e che lo praticava con passione, rifuggiva da ogni effetto ciarlatanesco e per quel che si trattava di intuizione molto si affidava al proprio subcosciente. Erano le anime che lo interessavano e in tutte le sue inchieste era andato a colpo sicuro, soltanto quando aveva potuto vagliare le anime e scartare dal sospetto quelle che aveva giudicate pure. Le anime e i caratteri. Il suo era un lavoro di psicologo. Ma talvolta non bastava ed ecco che Curti Bò veniva a fornirgli quel che gli mancava.»

Nell’ambiente dello spettacolo teatrale-circense all’interno del quale maturano i delitti di questo romanzo, intersecati da aspetti malavitosi classici, le “anime” appaiono talvolta talmente indecifrabili e sfuggenti che solo con l’attenta osservazione investigativa di Curti Bò – sempre accompagnata dal suo inguaribile narcisismo e autocompiacimento – si può venirne a capo. Tra inquietanti trapezisti, ballerine, un ambiguo cantante maschio che si esibisce cantando da “soprano” – e quest’ambiguità gli costa parecchio cara… – una danzatrice acrobatica, sorellastra di due fratelli clown, troviamo anche la proprietaria della “piccola tigre bionda” eccentrica domatrice e ballerina. Anche la “piccola tigre bionda” rimane incolpevole vittima della trama che si intesse tra teatro, grandi alberghi e pensioni di dubbia fama. La scena risolutiva è quindi incentrata sull’abilità non solo deduttiva, ma, a sua volta, di teatrante, di Curti Bò che può quindi confermare e dare concretezza alle intuizioni di De Vincenzi.

Sinossi a cura di Bruna Mignone e Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

L’uomo entrò e quasi col cranio toccava l’architrave della porta. Vero è che la porta era bassa, dacchè l’Agenzia Curti Bò aveva la sua sede in un mezzanino schiacciato fra il primo piano e il secondo.
L’omino, di dietro alla scrivania, sollevò gli occhi sul sopravvenuto: due occhietti brillanti in un musettino da faina arguto e tirato. La stanza era nella penombra delle persiane socchiuse, chè di fuori il sole di luglio batteva. L’uomo dovette fermarsi e mandò una specie di mugolìo.
— Venite, venite… – invitò l’omino, e si rizzò in piedi. Lui appariva ora in armonia con la sua stanza, basso, mingherlino, disegnato a trattolini di punta.
Un altro mugolìo e l’uomo avanzò. Oltrechè altissimo, era massiccio e quadrato, con un petto da lottatore. Arrivò alla scrivania e sedette.
— Voi siete? – chiese con una strana voce musicale, acuta e tinnente.
— Curti Bò… in due parole… – fece l’omino inchinandosi.
E tornò a sedere.

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