Nei primi decenni dell’Unità, appare nella poesia italiana un cauto realismo che non taglia i ponti con la tradizione classica ma rifiuta tanto l’enfasi risorgimentale che certo patetismo romantico. I versi del Betteloni, volutamente prosastici in modo da aderire alla dimensione dimessa dei piccoli casi quotidiani, hanno un andamento narrativo ora rappresentando liete rievocazioni di amori giovanili, ora ripiegandosi in un controllato intimismo. I toni smorzati della sua poesia, percorsa da venature ironiche, precorre in parte il prossimo Crepuscolarismo.

Note tratte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Vittorio_Betteloni

Dall’incipit del libro:

Come arrivarti, o idolo
Fatal che sì m’attiri?
Sei tu sogno o fantasima
Di mente che deliri?
Non hai quaggiù tu stanza,
Nè forma nè sostanza
Fuor che nel mio pensier?

Pure io non sono a pascermi
Di vacue larve avvezzo,
O se già fui, le imagini
Or cancellai da un pezzo,
Che ignara fantasia
Pinse alla mente mia
Nel tempo suo primier.

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