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(voce di SopraPensiero)Pubblicato Novelle di Valdimagra di Pietro Ferrari.
Raccolta di Novelle, che l’autore pubblicò l’anno prima della morte in un volumetto tirato in sole 100 copie vendute per beneficenza e firmato con lo pseudonimo P. da Pontelungo. L’amore per la sua terra traspare netto e vivace anche se spesso malinconico, come traspare l’animo dello studioso, che in quest’opera accantona momentaneamente il suo interesse per la storia medievale, ma sfodera grande conoscenza di tradizioni popolari, da quelle enologiche e culinarie a quelle del folclore spesso trasmesso in maniera orale, e grandissime capacità di osservatore di ambienti e persone.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Alturano era rinomato un tempo, e lo è ancora, per un certo suo vino bianco, fragrante e dorato: un vino ingannatore, che andava giù liscio come l’olio, ma che a berne qualche bicchiere di più tagliava le gambe e legava la lingua; e, per giunta, faceva veder doppio.
Gli abitanti di Alturano erano lieti del loro vino; e, quando, in casa di qualcuno, capitava un amico o un ospite di passaggio, non si mancava di offrire il tradizionale bicchiere, che però non restava mai solo; e tutti erano felici di vederne gli effetti sull’ospite e sull’amico.
Ma, ora, i tempi sono mutati.
Ahimè! Tutto, un po’ alla volta, se ne va: uomini e cose, fedi e superstizioni, tradizioni e consuetudini. E gli abitanti di Alturano, ora non offrono più agli amici e agli ospiti, con la vecchia cordialità, il loro vino famoso; ma preferiscono venderlo, a prezzo sempre più caro, agli osti del piano. E anche l’oste di lassù, smaliziato dai tempi, anzichè il vino sincero, versa, spesso, vino allungato con l’acqua; sicchè di bicchieri ce ne vogliono parecchi, perché se ne vedano gli effetti sul prossimo.
Ma chi si teneva fedele alle vecchie tradizioni e alle vecchie usanze era Martin da la Vigna; un buon proprietario all’antica, che lavorava da sè i suoi campi e che possedeva la più bella vigna e che produceva il vino più famoso di tutto Alturano. Aveva moglie, con due figlie da marito, Carmela e Rosetta, e un ragazzo d’una quindicina d’anni, destinato a continuare la famiglia. Della casa faceva parte anche Pattona, un vecchio servitore, indurito nella fatica, fedele e premuroso, sentenzioso e faceto.