Pubblicato per la prima volta nel 1853, con lo pseudonimo di Job Stern, un anno dopo la tragica morte del giovanissimo autore, questo libro si inserisce nel filone romantico, in cui immagini fantastiche si susseguono a ritmo velocissimo.
L’opera è organizzata come una sequenza di storie narrate da alcune persone che si sono incontrate in una taverna. Ciascuno dei narratori affronta temi di amore e di morte, senza rifuggire dal macabro e dallo scandaloso: necrofilia, adulterio, incesto, cannibalismo e così via. Ciascuna storia oltre a stupire per l’immaginazione e per come viene affrontato un tema così forte, ci fa conoscere un personaggio-narratore, che negli intermezzi fra una storia e la successiva interagisce con i compagni di bevuta e si caratterizza nella propria evoluzione, da ciò che era prima della storia narrata, a ciò che è adesso.
Prendiamo ad esempio Claudius, che nel Capitolo V narra una parte della sua storia d’amore e di morte, dopo essersi a lungo schermito:
«Il passato è quello che è stato, è il fiore appassito, il sole che si è spento, è il cadavere putrefatto. Lacrime per esso? Sarebbe una pazzia! Che dorma con i suoi oscuri ricordi!»
Mentre sta dissipando una fortuna nelle scommesse alle corse, Claudius incontra una donna di cui si innamora pazzamente. La fortuna gli sorride, vince, e l’indomani la incontra: è la Duchessa Eleonora. Per sei mesi la corteggia da lontano, senza osare avvicinarsi; ma una sera si introduce nella sua stanza, e mentre è assopita la narcotizza e la possiede. Prosegue così per un mese questa passione violenta, consumata ogni notte grazie al narcotico, mentre la duchessa inconsapevole continua a vivere col Duca Maffio. L’ultima notte Maffio beve per errore il narcotico; Claudius può quindi rapire la sua amata addormentata, e la porta con sé in una locanda di campagna. Qui la donna si sveglia, e Claudius cerca di spiegarle chi è, e perché un libertino come lui si trovi qui con la donna che ama:
«Si purificò nel fuoco del sentimento, si tuffò nella verginità di quella visione, perché lei era bella come una vergine e in lei si rifletteva questa luce virginea dello spirito, nello splendore di un’anima divina che illumina le forme.»
Chiede perdono per le sue azioni, e fa presente che in ogni caso Eleonora è disonorata e non può tornare dal Duca dopo l’adulterio, anche se inconsapevole. Conviene quindi che lei accetti l’amore di Claudius, e la lascia un paio d’ore sola a meditare se accettare un futuro con lui. Così lei scopre, frugando nella borsa di lui, una poesia che le era stata dedicata; e su questa poesia Claudius conclude la storia e si rifiuta di proseguire.
Arnold allora la conclude per lui. Eleonora lo seguì, ma una sera Claudius ritornò a casa, e vi trovò un pazzo abbracciato al cadavere di lei: era il duca Maffio, reso irriconoscibile dal dolore. E lo stesso Claudius, ebbro anch’esso, conclude la sua storia di passione con una risata stralunata:
«A Claudius scappò una risata. – Era scura come la follia – fredda come la spada dell’angelo delle tenebre. Cadde al suolo livido e coperto di sudore come in agonia, irrigidito come la morte…»
Tuttora una lettura molto popolare in Brasile, dal libro fu tratto nel 2014 un film indipendente per la regia di Yghor Boy, che fu distribuito in circuiti minori, in particolare festival artistici, vincendo il Premio ABC (Associazione Brasiliana di Cinematografia) 2015 per la migliore fotografia, nella categoria “film studenteschi”.
Questa che qui si offre a lettrici e lettori è la prima traduzione in italiano di Noite na taverna. Si ringrazia vivamente Antonio Dellagiacoma per averne ceduto liberalmente i diritti a Liber Liber.
Sinossi a cura di Gabriella Dodero
Dall’incipit del libro:
“Silenzio! Ragazzi! Smettete queste orrende cantilene! Non vedete le donne dormire ebbre, scomposte come morte? Non sentite che il sonno dell’ubriachezza opprime con nera coltre quelle palpebre dove la bellezza ha spento gli sguardi voluttuosi?”
“Chetati, Johann! Mentre le donne dormono e Arnoldo-il-biondo zoppica con passo tremulo e si assopisce mormorando le canzoni dell’orgia di Tieck1, qual musica può essere più soave degli sghignazzi da saturnale? Quando le nuvole corrono nere nel cielo come uno stormo di corvi erranti e la Luna si spegne come la luce di una lucerna sul candore di una bellezza dormiente, quale notte migliore di quella passata davanti ai riverberi dei calici?”
“Sei folle, Bertram! non è la Luna quell’astro che vacilla laggiù: è il fulmine che guizza e ride nel disprezzo degli spasmi mortali del popolo morente, dei singhiozzi che fanno ala al sudario del colera!”
“Il colera! chi se ne frega! Non c’è forse ancora vita sufficiente che scorre nelle vene dell’uomo? Non sussurra la frenesia nelle onde del vino? Non splende con pieno vigore la lampada della vita nella lanterna del cranio?”
“Vino! Vino ancora! Non vedi i calici vuoti, brindiamo al nulla, come sonnambuli?”
“Troviamo gli ideali di Fichte nei fumi del vino! Spiritualista, brinda all’ebbrezza, all’immaterialità dell’ebbrezza!”
Scarica gratis: Notte nella taverna di Álvares de Azevedo.


