Il romanzo storico ambientato nella Roma imperiale – spaziando in realtà sia nell’immediato passato che nel periodo subito successivo – vantava già, quando Giustino Ferri nel 1905 scrisse questo Nerone : scene e costumi di Roma imperiale usando lo pseudonimo Maffio Savelli, precedenti illustri. Inevitabilmente l’idea del romanzo storico di ambientazione antico-romana era collegata allo sviluppo dell’archeologia che era andata prendendo forma in maniera concreta nel ’700.

E infatti alla fine del ’700 (ma con edizione definitiva nel 1804) Alessandro Verri diede alle stampe Notti romane al sepolcro degli Scipioni. Del 1854 è il notissimo Fabiola di Wiseman; nel 1880 esce Ben Hur di Lew Wallace, che vede l’impero romano sullo sfondo ma si svolge in Palestina; nel 1876 Felix Dahn aveva scritto Ein Kampf um Rom, molto noto nei paesi di lingua tedesca ma, credo, mai tradotto in italiano; per giungere al famoso Quo vadis di Sienkiewicz (presente nella biblioteca Manuzio nella bella traduzione di Paolo Valera).

In questo contesto giunge il lavoro di Giustino Ferri “minus inter pares” e forse troppo presto ingiustamente dimenticato. L’autore fa certamente precedere alla stesura del romanzo uno studio accurato dell’epoca. Gli scostamenti dalle fonti che palesemente Ferri segue (Gaio Svetonio Tranquillo, Publio Cornelio Tacito, Cassio Dione Cocceiano) sono pochissimi. Salta agli occhi quello della sorte della liberta Claudia Atte, alla quale Ferri preferisce evitare l’esilio in Sardegna per trattenerla a Roma fino alla fuga e morte di Nerone. Sono pochi anche i personaggi scaturiti dalla fantasia del narratore. Spicca la fanciulla cristiana Leuconoe nelle parti di un amore adolescenziale del futuro sanguinario imperatore. Sempre sullo sfondo della narrazione, Leuconoe fa da filo conduttore della crescita della diffusione cristiana in quegli anni. Mediatrice, se pur da lontano, della predicazione di Paolo a Roma, continua a incutere soggezione ai potenti di Antiochia per aver inviato, ottenendone risposta, una missiva a Nerone.

Il ruolo dei personaggi storici è sempre delineato con precisione: dai liberti Narciso e Pallante con la loro influenza sulla politica dell’imperatore Claudio, a Messalina e Agrippina presentate sempre con i loro connotati caratteristici delineati dalla tradizione storica. Un po’ in ombra sembra Tigellino, rispetto al ruolo che generalmente la storia gli attribuisce, e anche la figura di Seneca non risalta forse come meriterebbe. Ma credo che non ci sia dubbio che l’affresco che Ferri traccia dell’ambiente e delle abitudini dei padroni del mondo in questa fase storica, con il suo corollario di vizi, inganni, avvelenamenti, sia molto efficace.

La parte iniziale del libro è dedicata a Claudio, trent’anni prima che questa figura storica fosse immortalata da Graves. Anche questa parte non sfigura affatto nei confronti del ben più noto Io Claudio (e il suo seguito Il divo Claudio). Oggi assistiamo al successo editoriale di Andrea Frediani e Massimo Petroselli (per rimanere tra gli italiani) o Robert Fabbri (svizzero britannico che ha però conosciuto grande interesse editoriale in Italia), successo fondato in gran parte sul romanzo storico ambientato nell’antica Roma; a questi possiamo aggiungere i gialli storici di Walter Astori. Piace quindi considerare la pubblicazione di questo e-book come la riscoperta di un testo dimenticato che possiamo assumere ad illustre antesignano di un filone letterario oggi di grande successo.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Agrippina, madre di Nerone, ebbe molte colpe e forse una sola virtù, l’amor materno.
Figliuola di Germanico e di quella prima Agrippina che fu illustre per virtù intemerata, era nata in Lesbo, nel tempo che suo padre vi si trovava per provvedere alle cose d’Oriente. La morte del padre la fece passare sotto la tutela dell’imperatore Tiberio, il sozzo tiranno, il cui esempio le insegnò forse a calpestare ogni legge divina e umana.
Fu da Tiberio maritata a Gneo Domizio della stirpe di Augusto. Gneo Domizio, perverso ministro del tiranno, perfezionò la triste educazione di Agrippina nel male. Quella che doveva essere madre infelicissima, cominciò con l’essere pessima figlia, e poichè Tiberio e Gneo Domizio odiavano sua madre, ella non ebbe cuore di pigliarne le difese. Dal matrimonio di Gneo Domizio e di Agrippina nacque il futuro imperatore: Nerone. Ma oramai l’alunna era degna del maestro, anzi aveva superato il maestro stesso che fu la sua prima vittima.
Gneo Domizio morì avvelenato e il veleno gli fu apprestato da colei che voleva liberarsi dalla soggezione in cui Gneo Domizio la teneva.
Ed era intanto salito all’impero il furibondo Caligola, fratello di Agrippina.
Caligola volle che Agrippina sposasse in seconde nozze Crispo Passieno, e la vedova di Gneo Domizio non osò opporsi al comando imperiale. Ma Agrippina non soffriva legami. Ambiziosa e lasciva, agognava a salire in potenza e ricchezza, e sollevare il piccolo Nerone, suo figlio, al seggio dei Cesari.

Scarica gratis: Nerone di Giustino Ferri.