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(voce di SopraPensiero)Ginger, anziana prostituta di via Padova a Milano, è stata uccisa nel suo letto, per asfissia. Uno psicopatico, probabilmente un cliente. La follia dell’uomo spiegherebbe l’assenza di movente, ma non quella dell’arma del delitto. Gli inquirenti non sanno che la vecchia è stata soffocata con Gosa, il suo vecchio orsacchiotto di peluche, che è stato poi scagliato dalla finestra giù in strada, alla mercè del primo disposto a raccattarlo. Eppure sarà lo stesso Gosa a riconoscere il colpevole – e sì che si sono guardati negli occhi per dei lunghi minuti, lui e l’assassino, mentre lei moriva – e ad inchiodarlo, con le risorse di cui solo un pupazzo silenzioso e immobile può disporre […]
Trovata interessante quella di Helfrid P. Wetwood (pseudonimo di uno scrittore italiano non ancora svelato): far parlare un pupazzo – tutto il libro è la trascrizione del suo lungo monologo, delle difficoltà a comprendere il mondo e a interagire con esso – cui affidare l’azione (che, anche se passiva, è ben gestita) e gli esiti dell’indagine. La mancanza di dialoghi si avverte un po’ nel finale, dove la tensione scema in seguito alla cattura. I capitoli sono aperti e chiusi da citazioni del «Diario di Ginger» (una per tutte: «Se questa città fosse una nave, l’affonderei»), e lo sfondo è quello di una città che – pur nel grigiore delle sue contraddizioni e meschinità – è in fin dei conti in grado di rendere giustizia a una prostituta, una di quelle per le quali nessuno si dà pena, perché «le prostitute, come i premi Nobel per la fisica, sono gli esseri più soli al mondo».
Helfrid P. Wetwood, Muto come un orsetto. Milano in una favola noir, ed. Frilli, 2014, pp. 128, euro 9,90.