Nel 1922, anno-simbolo della crisi dello Stato liberale, cadde anche il cinquantesimo anniversario della morte di Giuseppe Mazzini. La municipalità di Roma volle celebrare questa ricorrenza con la pubblicazione di una breve antologia di lettere, scritti e discorsi risalenti al periodo in cui l’apostolo della democrazia italiana, smentendo la non sempre positiva fama di predicatore idealista e visionario, diede prova di straordinarie capacità politiche e diplomatiche, come membro dell’Assemblea Costituente prima e poi come triumviro della Repubblica Romana, mostrando al tempo stesso flessibilità e rigore, consapevole, anche nell’estremo volgere della crisi, della necessità di conservare un rapporto equilibrato tra potere esecutivo e rappresentanza popolare, quest’ultima impegnata fino all’ultimo nel lavoro di redazione di una Costituzione che, per lo spirito democratico e sociale che la animò, merita di essere annoverata tra i precursori della Carta del 1948.

A fronte di tali memorie, l’anno di pubblicazione dell’antologia si presentava gravido di incertezze e di timori e denso di avvenimenti per tutto il paese, ma in particolare per Roma: alla crescente tensione politica, che vedeva gran parte della popolazione della capitale su posizioni di diffidenza se non di aperta ostilità nei confronti dell’avanzata del fascismo, si aggiungevano altri eventi che segnavano in modo particolare la vita della città, dalla morte di Benedetto XV, il papa che durante il primo conflitto mondiale si era appellato ai governanti affinché fermassero “l’inutile strage”, all’elezione di Achille Ratti, che assunse il nome di Pio XI; dall’affermazione delle forze conservatrici nelle elezioni comunali del 1920 e politiche del 1921, alla crisi della giunta liberalnazionalista, con la successione di tre sindaci in due anni, Luigi Rava, Giannetto Valli e Filippo Cremonesi. Quest’ultimo, membro del PNF ed ultimo sindaco eletto, dopo lo scioglimento della giunta comunale da parte del governo Mussolini (1923), ricoprì la carica di Commissario straordinario, e dal 1925, di primo Governatore della Capitale.

Gli scritti mazziniani che qui si presentano dovettero assumere anche all’epoca un significato che andava molto al di là del momento celebrativo per il quale erano stati concepiti; oggi essi si ripropongono come una riserva di valori e significati alla quale è possibile attingere per una riflessione sui temi della politica come servizio e della democrazia come valore fondativo ed irrinunciabile patrimonio della collettività nazionale, temi che, allora come ora, offrono validi parametri per la lettura del passato e per la progettazione del futuro.

Sinossi a cura della Biblioteca del Senato della Repubblica “G. Spadolini”

NOTE: Si ringrazia vivamente la Biblioteca del Senato della Repubblica “G. Spadolini” per aver fornito il testo in formato immagine. Tale testo è disponibile su Internet Archive nella Collezione delle monografie della Biblioteca del Senato della Repubblica (https://archive.org/details/monografiebiblioteca-senato).
Pubblicato per cura del Municipio di Roma nel cinquantenario della morte di Giuseppe Mazzini, 10 marzo 1922. Contiene scritti e lettere di G. Mazzini

Dall’incipit del libro:

Roma, 14 febbraio 1849.

Illustre Italiano,

Mi gode l’animo nel parteciparvi l’atto dell’Assemblea Costituente Italiana con cui v’invita a Roma, e vi ascrive alla cittadinanza della gloriosa Repubblica Romana:
«12 febbraio 1849: ‒ L’illustre Giuseppe Mazzini, propugnatore zelantissimo della Libertà Italiana, è ammesso alla cittadinanza di questa nostra gloriosa Repubblica».
Questo atto vi sia di prova dell’amore che noi vi portiamo e del conto che fanno di voi quei popoli specialmente che per i primi proclamarono e posero ad effetto in Italia il Governo Repubblicano, per il quale combatteste per tutta la vita. Mi compiaccio di rassegnarmi con tutto l’affetto

vostro aff.mo fratello il Presidente dell’Assemblea G. GALLETTI.

Scarica gratis: Mazzini a Roma di Giuseppe Mazzini.