Un miliardo di persone, oggi, soffre la fame. Ma non perché non vi sia abbastanza da mangiare, anzi; soltanto con quello che avanza sulle tavole dell’Occidente ci sarebbe da sfamare tutti gli altri (eppure viene buttato nella spazzatura). Il problema dunque non sta nella scarsità (che non esiste), ma nell’economia che decide come devono essere distribuite le risorse esistenti. È l’economia a stabilire chi mangia e chi no; è lei che decide che una certa fetta di umanità – quella che non produce, non consuma, non percepisce reddito – è superflua. Un miliardo di esseri umani. Se morissero tutti domani mattina, non cambierebbe niente: così pensa l’economia. Non lo dice, ma lo fa. L’economia non è in crisi: l’economia è la crisi. Più pretende di crescere e più si manifesta come il processo di produzione di uomini da tenere ai margini, ai quali togliere più o meno progressivamente tutto quello che hanno per ridistribuirlo a quelli già ricchi. Uomini superflui, appunto.
Un pamphlet che non aspira a confutare i modelli matematici dell’economia capitalistica, ma ad animare un dibattito sugli esiti di un modello che aveva promesso ricchezza e felicità per tutti e produce di fatto ricchezza per pochi e infelicità per molti (non esclusi i cittadini dei Paesi più ricchi: numerosi studi mostrano che i cittadini di Paesi ricchi sono in molti casi meno felici di quelli di paesi poveri – tra le altre cose è noto ormai a tutti che i primi consumatori di antidepressivi siano proprio i maggiori fautori di questo «ultracapitalismo»: gli Stati Uniti), mettendo in discussione il dogma della crescita su cui tutta l’economia intende basarsi, ma che mostra ogni giorno di più la propria fragilità: insomma, il fatto che non vi siano limiti teorici a una crescita infinita non significa certo che non ve ne siano di pratici, anzi; il dato innegabile che la crescita incontri limiti di ogni tipo (materiali, ecologici, antropologici) sembra piuttosto indicare, al contrario […] che la teoria è sbagliata. L’autore non propone soluzioni preconfezionate: il suo è un incentivo a superare il fatalismo del «così è, così dovrà essere e non potrà mai essere in nessun altro modo», che in economia sembra non voler arrendersi neanche di fronte all’evidenza; e un invito a pensare insieme a soluzioni inedite. Accessibile e diretto, per andare oltre i tanti paraventi tecnici (che cercano di colpire a suon di tabelle e grafici) vòlti unicamente a rendere meno chiara una semplicissima verità: non solo è necessario cambiare questa economia, ma è anche possibile. Provare per credere.
Ilija Trojanow, L’uomo superfluo. Saggio sulla dignità dell’uomo nell’età del capitalismo avanzato, ed. Nutrimenti, 2014, pp. 96, euro 10.