L’ultima notte è il secondo capitolo della trilogia di romanzi Roma Gialla; il primo, Gli orecchini di Stefania, è già a disposizione nella biblioteca di questo sito.

Fu pubblicato in appendice al “Capitan Fracassa” nel 1883 e l’anno successivo in volume dall’editore Sommaruga.

Giustino Ferri usò per questa trilogia di romanzi lo pseudonimo Leandro. Giallo è il colore della bandiera vaticana e la trilogia si configura soprattutto come una feroce satira anticlericale. Mentre ne Gli orecchini di Stefania si assisteva soprattutto a intrighi di stampo gesuitico, in L’ultima notte viene attaccata in maniera diretta la gerarchia ecclesiastica nella figura del corrotto cardinale Marescaldi. La fine dello Stato Pontificio, nel 1870 condusse a una lotta muro contro muro tra cattolici e laici e la rottura tra Stato e Chiesa durò in maniera aspra almeno fino agli anni ’90 del secolo XIX. In questo quadro politico potevano trovare spazio, anche letterariamente, figure di cardinali che intrigano per garantire una posizione a un figlio illegittimo. Personaggi che scompaiono completamente dopo il 1929, prova ne è che l’unica riedizione di questi romanzi del Ferri, avvenuta nel 1944, muta significativamente gli aspetti di satira anticlericale, “laicizzando” persino la figura del cardinale Marescaldi.

Lo spostamento della capitale da Firenze a Roma viene visto, anche alla luce delle trasformazioni sociali indotte dalla rivoluzione industriale, come occasione di resistenza all’innovazione da parte della decadente nobiltà locale e della nascente borghesia parassitaria, sempre legata a doppio filo agli intrighi del clero.

Ritroviamo in questo romanzo alcuni personaggi del precedente, in particolare Ada, che conoscemmo poco più che bambina e nella sua prima adolescenza in Gli orecchini di Stefania, ora sposata con il rozzo figlio del cardinale, nozze alle quali era stata praticamente obbligata, dopo che «era vedova [del principe Nogoroff] senza essere stata maritata». E ritroviamo appunto anche il Principe Nogoroff del quale Ada diviene amante – senza che vi sia amore – indotta all’adulterio dalla violenza e dalla pochezza del marito che, pur innamorato di lei, vive il proprio amore per la moglie in maniera ruvida e villana. Il principe Nogoroff è anche strumento per denunziare possibili intrighi tra il nichilismo e la gerarchia del potere zarista. Ma anche pretesto per introdurre un elemento della predilezione del Ferri per soggetti horror e figure femminile sadiche.

Questi elementi erano già emersi nel racconto del 1880 Faust a Napoli e prendono corpo ne L’ultima notte nel personaggio di Vera. Grazie a questo personaggio il romanzo trova lo spazio per essere ricordato nel noto saggio di Mario Praz La carne, la morte e il diavolo nella letteratura romantica. Ecco cosa scrive Praz in una nota del capitolo V Bisanzio del suo testo:

«Naturalmente una volta introdotta la moda per certi temi decadenti, anche in Italia sono abbondate illustrazioni di sadismo letterario. Che l’atmosfera fosse del resto pronta a ricevere un D’Annunzio si può vedere anche da romanzi molto di secondo piano come L’ultima notte di Leandro (Giustino Ferri), Sommaruga, Roma 1884, dove figura una russa «demoniaca», Vera, che in Alessandro Nogoroff crede di adorare Satana, e tra gli spasimi dei sensi gli urla: «Amami, perché tu sei omicida; amami perché tu sei avvelenatore…». «Ella aveva una sorta di spuma sulle labbra aride e morsicchiate, e i suoi occhi parlavano di mostruose fantasie, di orge sanguinarie, di torture, di spasimi, di peccati senza nome, ecc». Vera è insomma il tipo descritto al § 29 di questo capitolo.»

Ancora una volta Ferri riesce ad esprimere la sua genialità, talvolta inconsapevole, con elementi che precorrono i tempi dello svolgimento di una certa storia letteraria. Resta ferma la convinzione che l’opera di Ferri sia di importanza non trascurabile per illustrare in modo lucido ed efficace l’ambiente letterario, morale e politico dell’epoca che si estende dal 1880 alle soglie della prima guerra mondiale, periodo che risulta determinante per una analisi puntuale della vita sociale e letteraria sia italiana che europea. Questi romanzi del ciclo Roma Gialla, pur risentendo di una scrittura non ancora completamente matura, segnano in questo percorso i primi importanti caposaldi.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del libro:

Certo, che qualcosa dovevano pur cantare quegli egiziani, o cavalieri scozzesi, o druidi, o babilonesi che andavano su e giù per il palcoscenico; certo, che in platea, nei palchi di quarto ordine e più su c’erano molte egregie persone che badavano alle evoluzioni canore delle coriste e ai gargarismi delle prime parti; ma sarebbe difficile di poter dire adesso che cosa veramente si rappresentasse quella sera all’Apollo.
Era una di quelle sere stanche, a stagione inoltrata, decima o ventesima rappresentazione d’una Traviata, d’una Lucia, d’una Norma di ripiego, della quale gli abbonati non vogliono più sapere e che l’impresa manda avanti a furia di biglietti distribuiti nelle classi dirigenti.
Il primo e il secondo ordine dei palchi erano quasi vuoti. Le poltrone facevano l’impressione di un Mar Rosso, nel quale pochi superstiti dell’esercito di Faraone si aggrappassero disperatamente ai bracciuoli per non affogare.
Ogni tanto si udiva un applauso vivissimo, ma niente affatto fragoroso: dieci o dodici mani rabbiosamente battute che cessavano repentinamente, senza alcuna transizione; e il silenzio triste, malinconico, la noia profonda e tranquilla ripigliavano i loro posti d’onore nella sala.

Scarica gratis: L’ultima notte di Giustino Ferri.