Luci dall’infinito è un libro di Arthur Stanley Eddington, uno dei maggiori fisici ed astronomi della prima metà del ‘900. In questo testo, pubblicato per la prima volta in inglese nel 1933 Eddington espone le sue idee sulla struttura e l’evoluzione delle stelle, sulla teoria della relatività di Einstein e sulla filosofia della scienza. Eddington spiega in modo chiaro e affascinante come le stelle siano equilibrate tra la forza di gravità, la pressione del gas e la pressione della radiazione, e come la loro luminosità dipenda dalla loro massa. Il concetto sarà poi da lui formalizzato, ed è rimasto famoso come “Limite di Eddington”, che identifica il valore di luminosità massima , superato il quale, la pressione di radiazione espelle materia, fino a riequilibrare la situazione. Solo le supernovae sorpassano di molto tale limite, e questo porta alla loro esplosione.

Eddington propone anche che la principale fonte di energia delle stelle sia subatomica e che l’idrogeno giochi un ruolo dominante in questo processo. Eddington illustra anche come la teoria della relatività generale preveda la deviazione della luce delle stelle vicino al bordo del Sole durante un’eclissi, fenomeno che lui stesso osservò e confermò nel 1919.

Un passaggio curioso mi ha fatto pensare che stesse anticipando il concetto di buco nero:

«Questo appunto avviene all’enorme globo d’acqua: appena il diametro ha raggiunto i 650 milioni di chilometri, lo spazio gli si chiude intorno strettamente, né si riesce ad aumentarne le dimensioni, giacché non rimane spazio per poter aggiungere altra acqua. Tutto lo spazio è compreso nella sfera e, per ciò, di là da questa non v’è piú spazio. È tuttavia certo che, secondo i suggerimenti del calcolo, tutto avvenga come se fosse cosí; ma la nostra mente non possiede l’elasticità necessaria per comporne un’immagine sensibile, ed ogni nostro tentativo sarebbe al proposito vano.»

Ma leggendo la sua biografia, ho scoperto che proprio su questo punto (e sulla natura delle nane bianche) ebbe un feroce scontro col proprio allievo, l’indiano Subrahmanyan Chandrasekhar, che insultò pubblicamente (“L’idea del Dr. Chandrasekhar che una stella debba contrarsi all’infinito è una buffonata cosmica.”), ma che per questi studi vinse il premio nobel nel 1983. Vedi sull’episodio: https://www.youtube.com/watch?v=BbTV-I7zfj8

Sinossi a cura di Claudio Paganelli

NOTE: Il testo è presente in formato immagine su “The Internet Archive” (https://www.archive.org/).
L’introduzione di Giorgio Abetti non è presente perchè ancora sotto copyright.

Dall’incipit del libro:

Il Sole fa parte d’un sistema che comprende all’incirca tremila milioni di stelle le quali son come globi paragonabili dimensionalmente al Sole, vale a dire con diametri dell’ordine di grandezza d’un milione di chilometri. Ma lo spazio che abbraccia e il Sole e l’altre stelle ha proporzioni molto maggiori, tanto che codesti corpi celesti vi sono radi, e corrono rischio di scontrarsi, quanto trenta palle da cricket vaganti nell’interno d’un recipiente della forma e delle dimensioni della Terra. Quest’immensità ci muove cosí a stupore; eppure non raggiunge forse il limite estremo delle grandezze, se, ad esempio, appare sempre piú giustificato ammettere che le nebulose spirali siano “universi-insulari” situati esternamente al nostro sistema stellare.

Scarica gratis: Luci dall’infinito di Arthur Stanley Eddington.