L’orologio dei secoli (L’Horloge des siècles) fu scritto da Albert Robida ai primi del ‘900. Comparve per la prima volta, a puntate tra il novembre 1901 e l’aprile 1902, ne “La Vie Illustrée”, la rivista settimanale fondata nel 1898 dall’editore Félix Juven; successivamente fu pubblicato in volume nel 1902 dallo stesso Juven.

Una piccola digressione su fantasy, fantascienza e science fantasy.
Nelle opere fantasy le situazioni narrate sono il prodotto di discipline e leggi naturali del tutto immaginarie. Al contrario, nella fantascienza vengono prospettati eventi immaginari, ma che potrebbero realmente accadere come risultato di progressi scientifici. È questo in generale il caso delle opere di Verne. A metà tra fantasy e fantascienza si può collocare la science fantasy, che affascinò la penna di scrittori come Camille Flammarion (1842-1925; astronomo ma anche autore di romanzi scientifici anticipatori della fantascienza), J. H. Rosny aîné (1856-1940), H. G. Wells (1866-1946). Essa si basa sull’impossibile alterazione di una legge scientifica, e attorno a questa modificazione, nella quale è comunque inserita una patina di realismo, viene costruita la trama.

Questo romanzo di Robida viene fatto rientrare a pieno titolo nella science fantasy. Mentre Verne sfrutta i racconti fantascientifici per trasmettere informazioni scientifiche, qui l’intento, usando elementi del tutto immaginari inseriti in un contesto realistico, è quello di invitare chi legge a riflettere su quali potrebbero essere le minacce, i pericoli o i vantaggi della scienza.

Ricordiamo che siamo in piena Belle Époque, quel dorato periodo a cavallo tra ‘800 e ‘900 nel quale l’industria è in espansione in tutti i settori, la società nutre grandi speranze sui progressi della tecnologia e nel quale vengono organizzate le grandi esposizioni nazionali ed universali. Nel gennaio 1881 al Teatro alla Scala di Milano si tiene la prima del famoso Ballo Excelsior, spettacolo mimico di Luigi Manzotti su musiche di Romualdo Marenco, che è una straordinaria allegoria della vittoria della Luce e della Civiltà contro Oscurantismo, nemico del Progresso (qui https://www.youtube.com/watch?v=tIqjn7apVBw una edizione RaiTre RaiTrade del 2014). Lo spettacolo viene replicato con enorme successo all’Esposizione Universale di Parigi del 1889. Nello stesso 1881 si tiene sempre a Milano l’Esposizione nazionale italiana, nella quale viene esposta ogni novità industriale in tutti i settori della produzione e che sembra inaugurare l’era dell’elettricità.

Robida, nell’onda del generale entusiasmo, compone la sua trilogia dedicata al XX secolo: Il 20. secolo. La conquista delle regioni aeree (Le vingtième siècle. La conquête des régions aériennes, 1883), Il 20. secolo. La guerra del 20. secolo (Le vingtième siècle. La guerre au vingtième siècle, 1887) e Il 20. secolo o La vita elettrica (Le vingtième siècle ou La vie électrique, 1890). Lo scrittore e illustratore racconta in modo ironico e fantastico quella che potrà essere la vita a metà del XX secolo. Molte sono le novità che ha immaginato e che si sono veramente realizzate. Ma nelle opere della trilogia c’è già via via un sentore di disillusione: da un mondo ed una società in cui i trasporti e le comunicazioni sono più semplici, i compiti della vita domestica meno pesanti e la donna, liberata dal ruolo che la relega tra bambini e fornelli, diventa elettrice ed eleggibile e pronta ad affrontare ogni professione, Robida arriva a riconoscere che la civiltà prodotta dalla diffusione dell’elettricità e, in generale, dal progresso non è poi così perfetta e felice. Le città sono diventate metropoli, nelle quali gli abitanti soffrono per il superlavoro; l’industrializzazione produce inquinamento e guerre e conflitti scoppiano ovunque.

L’orologio dei secoli segue da presso la trilogia. Il tono cambia e le immagini sono quasi sempre cupe; non c’è più l’illusione di un futuro in cui le invenzioni, la tecnologia, l’organizzazione della società siano volte quasi esclusivamente a rendere la vita dell’umanità più felice. La trama è molto semplice: un evento astrale imprevedibile, di cui non si conoscono le cause, colpisce la Terra, invertendone la rotazione. La fantastica circostanza, che coglie la politica francese in un momento delicato di sommovimenti sociali e la vita dei protagonisti – il signore e la signora Laforcade – in piena crisi matrimoniale, viene avvertita via via dalla popolazione per gli accadimenti sconcertanti che ne sono la conseguenza. All’inizio si rileva un anormale avvicendamento delle stagioni; subito dopo tutte e tutti cominciano a ringiovanire e infine, cosa veramente straordinaria, tornano in vita le persone che erano morte. Sono esilaranti le pagine nelle quali Robida racconta alcuni casi straordinari di “ritorni in anticipazione”, causati dal procedere non del tutto lineare del ritorno indietro nel tempo. La situazione paradossale del tornare indietro riporta inevitabilmente al passato e, dopo un’analisi impietosa del presente:

“E che modificazioni nelle idee! Veramente questo XIX secolo, con i suoi bruschi orientamenti e disorientamenti, i suoi cambiamenti così rapidi in ogni cosa, costumi o politica, abitudini o condizioni di vita, questo secolo convulso, tutto passione e follia, che ha fatto il giro di tutte le idee e il cui cuore ha finito quasi per pietrificarsi in un pietoso e grossolano materialismo, questo secolo segnava bene la fine d’un’epoca dell’umanità, d’un’êra dopo la quale, deluse tutte le speranze, morte tutte le illusioni, non aveva più niente di meglio da fare che ritornare sui propri passi alla ricerca delle tracce e dei solchi delle epoche precedenti.” (pag. 267 di questa edizione Manuzio)

l’autore non riesce a prefigurare un futuro luminoso, quello che con tanta maestria aveva descritto e disegnato nella trilogia sul XX secolo. Lo scrittore riflette su ciò che ha intorno, all’alba del nuovo secolo, e come scrive Jean-Claude Viche nel sito dedicato al grande illustratore e scrittore francese:

«Robida fu contemporaneo di questi appuntamenti con l’innovazione che le grandi città accolsero all’alba del ventesimo secolo. Città che furono per eccellenza i luoghi dell’utopia e della proiezione in un mondo che, inevitabilmente, la tecnica avrebbe reso migliore. In questi spazi rivelatori di una trasformazione della società in società del consumo di massa, l’abbondanza di elettricità divenne ostentazione e segno di piacere. Il ludico e la grandiosità furono gli elementi di passaggio obbligati in un processo di acculturazione, del quale ancora oggi non si percepisce l’esatta portata. L’elettricità permetteva di cancellare la distinzione tra il giorno e la notte. Rompeva il ritmo tradizionale tra il tempo del lavoro e il tempo del sonno e del riposo. […] Multipla, inafferrabile come il mondo dei sogni, l’elettricità mai come allora ampliava il campo del possibile.» (http://www.robida.info/maitreanticipation.html)

Ne L’orologio dei secoli, che da alcuni è stato considerato come opera anticipatrice del romanzo del 1967 di Philip K. Dick (1928-1982) In senso inverso (Counter-clock World), interpreto il tema centrale del ritorno indietro nel tempo come elemento funzionale a Robida, per proporre una via di salvezza al degrado sociale che si sta prospettando, per frenare quel ‘processo di acculturazione’ che potrebbe non portare nulla di buono. È la riproposizione del vecchio adagio “Si stava meglio quando si stava peggio” ma qui, trovo ci sia una vena di ottimismo. Lo scrittore dunque immagina che il ritorno delle antenate e degli antenati, ostili alle novità e fanatici partigiani di come le cose andavano ai loro tempi, potrà offrire in realtà un mondo in cui tutto, dalle relazioni sociali alla politica, dalle situazioni di lavoro alla vita in città e in campagna, possa dar vita ad una società più giusta, pacificata, solidale, anche superando i momenti più oscuri e tragici della storia francese – primo fra tutti la rivoluzione del 1789 – a patto che, e questo è il punto fondamentale, ognuna e ognuno, a tutti i livelli, dai contadini ai politici, dagli imprenditori alle donne, sappia riconoscere gli errori commessi nel passato e, ora che ne ha la possibilità, correggerli. Il messaggio è dunque ottimista, possibilista, forse utopistico, tutto basato sulla buona volontà di tutte e di tutti, che, desiderosi di emendare gli sbagli fatti, useranno ogni mezzo possibile come il dialogo, la comprensione reciproca, la pazienza per costruire un mondo migliore.

Robida vide purtroppo le sue illusioni di una ‘nuova’ società tecnologica, più giusta e più pacificata, trasformarsi nella vita reale in incubo, durante la prima guerra mondiale, quando tre dei suoi figli vennero mobilitati: Henry rimase ucciso e Camille e Fred furono gravemente feriti. Gli ultimi anni della sua vita furono caratterizzati da una crescente antipatia per tutto ciò che era nuovo e tecnologico.

L’ebook che presentiamo qui è tratto dalla prima, e forse unica, traduzione italiana, anonima de L’Horloge des siècles, pubblicata a Napoli dalla Società editrice meridionale nel 1904. Purtroppo nel passaggio all’italiano vennero omessi quasi tre capitoli significativi e anche molti passi del testo originale. L’edizione in italiano era priva anche di tutte le straordinarie illustrazioni di mano di Robida, sostituite da alcune tavole a piena pagina ispirate ai disegni originali. Abbiamo pensato di fare cosa gradita a lettrici e lettori offrendo una versione italiana integrale, a partire dalla traduzione italiana del 1904 ma rileggendo l’originale francese ed integrando l’italiano e tutte le immagini che erano state tagliate. La revisione integrale e la traduzione delle parti mancanti è stata fatta da me, Claudia Pantanetti, avendo cura di armonizzare linguisticamente le parti tradotte oggi con la versione del 1904. Il testo originale è decisamente brillante, pieno di termini e di frasi sempre molto vivaci, spesso ormai desuete, come peraltro anche i termini della versione italiana ben più che centenaria. Questo ovviamente ha reso necessario il ricorso quasi esclusivo ai ‘vecchi’ vocabolari cartacei. Buona lettura!

Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS

NOTA: Il testo originale francese utilizzato per le traduzioni è L’horloge des siècles / A. Robida. – Paris : Juven, 1902. – 286 p. : ill. ; 19 cm.

Dall’incipit del libro:

Al Circolo-Internazionale, l’I.C., International-Club, antico House Rouling-Club, Circolo ambulante de’ C.I. (chaffeurs internazionali) tanto brillante, tanto fastoso, non sono ancora molti anni, nelle sue case di Parigi, Londra, Berlino, Vienna e di altre capitali.
Quella sera, era veramente strana la fisonomia del famoso circolo. I saloni poco illuminati, le stanze buie e vuote, un disordine molto visibile, gli angoli pieni di polvere e, nello scompiglio d’ogni cosa, una non meno visibile tristezza gravava sulle persone, sparse in piccoli gruppi, conversanti a bassa voce negli angoli, accigliate, le mani contratte sui giornali o sui telegrammi.
Erano assai lontane, oramai, le gioconde serate d’un tempo, di dodici o di quindici anni fa, le feste che riunivano il fior fiore degli artisti, i compagni gioviali. Quella sera, le teste dei venti o trenta habitués del circolo, sperduti nella immensità degli splendidi saloni abbandonati, avevano come un’espressione d’inquietudine, le fronti s’increspavano, gli occhi, a seconda del carattere, guardavano a terra o giravano furiosamente sotto le sopracciglia, mentre i baffi si arruffavano.

Scarica gratis: L’orologio dei secoli di Albert Robida.