Podcast: Apple Podcasts | RSS
Le Lettere di molte valorose donne di Ortensio Lando, pubblicato a Venezia nel 1548 – la presente edizione elettronica è basata sull’edizione dell’anno successivo “Di nuovo stampate & con sommo studio reviste; & in molti luoghi corrette” – trovano la loro collocazione storica e letteraria in un contesto dove il “libro-epistolario” aveva visto pubblicato nel decennio precedente quello notissimo dell’Aretino e il piccolo libriccino di Vittoria Colonna con le lettere su Santa Caterina e Santa Maddalena.
Sull’autenticità o meno delle lettere proposte da Lando e se l’autore (e non il raccoglitore) fosse lo stesso Ortensio Lando, la critica ha discusso a lungo. Era sembrato che il saggio di Ireneo Sanesi Tre epistolari del Cinquecento (1894) avesse potuto mettere la parola fine sulla discussione attribuendo la paternità delle lettere appunto al Lando, che il Sanesi stesso definisce “fra i cervelli più stravaganti del Cinquecento […] di ingegno sofistico e di dottrina disordinata”.
Il saggio di Francine Danaens Donne valorose, eretiche finte sante – compreso nel volume Per lettera. Scrittura epistolare femminile tra archivio e tipografia. Secoli XV-XVII (Roma 1999) – porta invece argomentazioni solide sull’autenticità storica di alcune lettere corroborando l’ipotesi di un’origine “mista” dell’epistolario di Lando che già era stata avanzata da I. Affò nel 1780 in Memorie di tre celebri principesse della famiglia Gonzaga.
Certamente il Lando, frequentatore del “salotto letterario e artistico” che faceva capo a Lucrezia Gonzaga da Gazuolo, aveva potuto probabilmente avere accesso a abbondante materiale epistolario. Resta indubitabile il fatto che l’intervento del Lando per rendere il materiale stilisticamente omogeneo e interessante per la pubblicazione è determinante.
Anche prima della pubblicazione di questo epistolario Lando aveva già accennato al tema delle doti e capacità femminili nel XV Paradosso del Libro de’ Paradossi: “Che la donna è di maggior eccellentia che l’uomo” e nel testo del 1545 Brieve essortatione a gli huomini perche si rivestino dell’antico valore, ne dalle donne si lascino superare – opera in realtà riscoperta solo nel 1961 da C. Fahy – e aveva accennato al tema delle virtù femminili anche nelle Forcianae quaestiones.
Il filo comune che lega queste riflessioni di Lando sulla donna consiste nell’individuare la cultura come strumento principe per il riscatto dal sesso maschile. Ricordando quanto scrisse Andrea Battistini nell’introduzione al volume monografico Dalla parte di lei (Intersezioni 1996)
«… Ne consegue per lo storico di oggi interessato a conoscere la condizione femminile nell’età in cui, tra Medioevo e Rinascimento, le fonti documentarie sono particolarmente mute […] di là dalla loquacità maschile l’impossibilità delle donne di farsi sentire.»
Infatti bisognerà attendere la fine del XVI secolo e l’inizio del XVII con Moderata Fonte e Arcangela Tarabotti (le opere di entrambe sono scaricabili in questa biblioteca Manuzio) perché la voce femminile in prima persona rivendichi il diritto al sapere con la consapevolezza che il legame tra questo e il potere è inscindibile. Proprio per questo il libro-epistolario di Lando assume importanza non trascurabile, perché offre uno spaccato di grande interesse sulle abitudini e le attitudini delle donne del Cinquecento. Pur se tra vistose contraddizioni, le cause delle diseguaglianze dei sessi e del ruolo subordinato della donna sono individuate non certo in una diversa natura, ma su valori etici che diventano rapidamente strumenti di ricatto e, di conseguenza, di forzata sottomissione.
Mentre in qualche lettera riemerge l’immagine di “angelo del focolare” casta e modesta, in altre si individua con lucidità estrema lo strumento fondamentale di propaganda del potere che all’epoca non poteva essere che la scrittura e l’accesso alla stampa. Addirittura Beatrice Pia si fa promotrice di una donna niente affatto inferiore neppure per quello che concerne la forza fisica, caldeggiando l’idea che un sano esercizio sarebbe fattore di riequilibrio anche in questo campo:
“perche crediamo noi che le Donne Spartane pervenissero a tanta possanza? non per altro veramente, salvo perche si esercitavano ne Gimnasii facendo alla lotta fra di loro, & dando la caccia alle bestie piu selvagie, spesso anchora armeggiando virilmente”.
Appare quindi proponibile l’idea che, sullo sfondo dei numerosi trattati dell’epoca che hanno per tema la donna e l’amore, questo epistolario dovuto al Lando si ponga come un elemento di discontinuità in grado di far vacillare lo stereotipo di “donna del Medioevo” e di poter rivedere le deformazioni che la società patriarcale, sempre pronta a riassorbire i valori ritenuti positivi nel genere femminile in un’ottica esclusivamente maschile, ha posto in essere sul cammino di “riabilitazione” della donna, sempre molto più faticosa, lenta e contrastata di quanto si pensi.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit della prima lettera:
ISABELLA SFORZA À BUONA SFORZA REINA DI POLONIA.
Doppia molestia mi recò Altissima Reina chi mi dette la nova del stato vedovile, nel quale, hora vi ritrovate: doppia dico veggendo V. Altezza priva di si gran Re & di si amabile consorte; & a voi hora toccare quasi che di necessità l’amministratione di si ampio & di si florido Regno. Non mi stenderò già io a consolarvi per hora & supplicarvi che con forte animo sofferir vogliate si grave angoscia; sapendo di quanta prudentia ornata foste sin nelle fascie, & che persuasa siete dalle piu sante lettere, non morir mai quelli che muoiono nel Signore, ma dolcemente dormire, fin che il suono della Angelica tromba nel novissimo giorno li risvegli; ma sol pigliarò prosuntione, sospinta dalla riverentia & abondante affettione, quale hò sempre portato alla Corona vostra, di ricordarvi quanto sia grande il peso che in su le spalle havrete per l’avenire a reggere, vi pesarà forse piu che non pesò al forte Atlante la celeste macchina: imperoche tutte le Donne del Regno vostro & de vicini stati, si specchiaranno hora in voi, & da voi, torranno l’essempio & la norma di santamente governar le lor giuridittioni.
Scarica gratis: Lettere di molte valorose donne di Ortensio Lando.