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Nel 1877 viene pubblicata la prima edizione di Le terre del cielo (Les Terres du Ciel) donando a tutti i lettori appassionati di Flammarion e di astronomia una ricchissima descrizione fisica dei pianeti del nostro sistema solare.
La corposissima opera, il cui sottotitolo italiano recita ‘viaggio astronomico su gli altri mondi e descrizione delle condizioni attuali della vita sui diversi pianeti del sistema solare‘, è indubbiamente un forte invito alla lettura per quante e quanti siano curiosi degli altri mondi che il nostro sistema ospita.
Così, spesso attraverso toni poetici, arriviamo ad avere infinite informazioni sui pianeti e satelliti vicini a noi, accompagnate da un ricchissimo corredo illustrativo di fotografie celesti, vedute telescopiche, carte e disegni.
Questa edizione italiana, del 1913 c. per i tipi di Sonzogno, è stata curata da Augusto Stabile, che ne ha seguito anche la traduzione. Egli pone come nota iniziale:
“In questa nostra traduzione ci siamo tenuti fedelmente, senza pur giustificate riserve, all’originale; correggendovi tuttavia qualche dato errato ed ammodernando con qualche nota gli altri. Alla fine di ogni «Libro» però abbiamo posto una nostra breve «Appendice», riassumente le ultime scoperte fatte su ogni singolo pianeta.“
L’opera è divisa in XI libri, ognuno dei quali tratta di un corpo celeste, a partire da Marte, al quale è dedicata la maggior parte del lavoro. Flammarion stesso infatti dichiara che questo non è un trattato di cosmografia e quindi, nella sua esposizione, non si ritiene legato ad intraprendere il suo studio a partire dal Sole, in quanto centro del nostro sistema.
Anche in questa opera lo scienziato resta fedele a quanto già asserito nel 1862, quando pubblicò il suo primo lavoro La Pluralité des mondes habités, nel quale è il fondamento di tutta la sua dottrina sulla possibilità dell’esistenza di altre forme di vita al di fuori della Terra.
Se forse la parte strettamente scientifica del testo è da considerasi ormai in parte superata dalle nuove e continue scoperte, tuttavia questo Le terre del cielo rimane sempre estremamente attuale per palesare tutta l’infinita passione che fin dalla primissima infanzia Camille Flammarion mostrò nei confronti della storia naturale e dell’astronomia, passione che egli coltivò per tutta la vita con vivissimo e rigoroso lavoro scientifico e con intensa dedizione divulgativa.
Sinossi a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi
Dall’incipit del libro:
Durante le belle sere d’estate, in quell’ora incantevole in cui l’ultima nota dell’augello che s’addormenta resta come sospesa nei boschi, quando le carezze dell’atmosfera profumata, con un fremito, attraversano il fogliame, quando gli splendori ormai spenti del crepuscolo hanno di già lasciato il posto ai misteri della notte, noi amiamo meditare contemplando la trasformazione magica del grande spettacolo della Natura, assistendo a quel glorioso arrivo delle stelle che si accendono una ad una nei vasti cieli, mentre il Silenzio stende lentamente le sue ali sul mondo. Giammai l’anima è cosi sola come in questi istanti di solitudine. Nessuna parola è più eloquente di tale profondo raccoglimento. Il nostro pensiero s’eleva solo verso quelle luci lontane; si sente in comunicazione latente con quei mondi inaccessibili. Marte dai raggi ardenti, Venere dalla luce argentea, Giove maestoso, Saturno più calmo, ci appariscono, non più come punti brillanti attaccati alla vòlta celeste, ma come dei globi enormi, ruotanti con noi nell’abisso eterno, e sappiamo che la luce di cui risplendono non è che il riflesso della luce solare che li inonda; noi sappiamo che la Terra brilla da lungi come questi altri pianeti, e che, per esempio, essa rischiara la Luna come la Luna rischiara noi; noi sappiamo che questi altri mondi sono materiali, pesanti, oscuri per se stessi; che, se il Sole si spegnesse, non li vedremmo più; che tutta la luce solare che ogni pianeta riceve è come condensata in un punto, causa la distanza che ci separa; noi sappiamo che essi gravitano come noi attorno al focolare radioso, a distanze diverse; che essi girano su loro stessi, hanno dei giorni e delle notti, delle stagioni, dei calendari speciali; e noi sappiamo anche che la Terra è un astro del Cielo. Ma tale contemplazione non tarda a lasciare in noi un certo sentimento di vaga melanconia, perchè ci crediamo stranieri a questi mondi dove regna un’apparente solitudine e che non possono far nascere l’impressione immediata per la quale la vita ci lega alla Terra. Essi si librano là in alto quali soggiorni inaccessibili, e percorrono lungi da noi il ciclo dei loro destini ignoti; essi attraggono i nostri pensieri come un abisso, ma ci nascondono il loro enigma indecifrabile. Contemplatori oscuri di un universo sì grande e sì misterioso, sentiamo in noi il bisogno di popolare quelle isole celesti, e, su quelle plaghe disperatamente deserte e silenziose, cerchiamo sguardi che rispondano ai nostri.
Scarica gratis: Le terre del cielo di Camille Flammarion.