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(voce di SopraPensiero)
Pubblicato Prose (1880-1890) di Cesare Pascarella.
Dall’incipit del libro:
Nello studio dove eravamo non si poteva più vivere. Si stava in una soffitta al sesto piano di un casamento altissimo, dove, nell’estate si bruciava come in un forno, e nell’inverno, nei giorni di pioggia, anche i quadri ad olio diventavano all’acquarello.
E come se questo fosse poco, sotto a noi abitava la più numerosa e più filarmonica famiglia che io abbia mai conosciuto, il cui capo, un omone con un barbone nero che gli scendeva fin sulla pancia, era impiegato nelle regie poste e suonava il trombone.
Quando tornava in casa, mentre la moglie gli apprestava il desinare, egli si metteva a soffiare nel suo strumento e cominciava il terremoto.
Le sue figliuole poi, non facevano altro che tormentare un povero pianoforte con la coda, il quale mandava certi suoni, emetteva certi lamenti e certi guaiti, come se gliela pestassero.
Un giorno, mentre il trombone del nostro vicino brontolava più fastidiosamente del solito, il mio compagno di studio, misurando l’angusta soffitta col passo dell’uomo che ha da dire cose gravi, mi confidò come un nuovo tormento venisse ad aggiungersi al trombone e al pianoforte.