Questa lettera, pubblicata nel 1920 in “La Geografia”, riproduce sostanzialmente quella scritta precedentemente per il “Nuovo Convito”, mutandone solo piccoli particolari ed inserendo una mappa dell’Adriatico orientale dove le città sono scritte in modo diverso a seconda della percentuale di italofoni.
Matteo Giulio Bartoli fa notare che le quattro principali parlate romanze della Venezia Giulia e della Dalmazia siano “italiane”.
Sinossi a cura di Michele De Russi
Dall’incipit della lettera:
Permettetemi di rispondere pubblicamente alla vostra cortese lettera sulla questione adriatica.
Voi dite:
«Il est entendu que vous devez avoir, dans l’Adriatique, des garanties militaires et que vous devez, par des raisons stratégiques, occuper des pays qui ont été romans, mais qui aujourd’hui sont slaves, se sentent slaves et veulent être slaves. C’est une entorse à mes principes. Personne n’y contredit cependant. — Du reste vous avez le verrou: Vallona.
«Il est entendu que Trieste est une ville italienne. Mais vous savez mieux que moi que l’Istrie est un pays à peu près tout entier slave, à l’exception de Trieste » !!
Insomma Trieste sarebbe un’eccezione ad una specie di norma fonetica! L’elemento slavo sarebbe normale, e perciò indigeno o anteriore all’italiano, e popolare o nazionale.
Certo voi non giungete a tutte coteste conseguenze (che sono suggerite dalla famosa logica dei « Junggrammatiker »), ma errate almeno nella vostra statistica sulla volontà nazionale, come vi dimostrerò più oltre.
Scarica gratis: Le parlate italiane della Venezia Giulia e della Dalmazia (1920) di Matteo Giulio Bartoli.