Pubblicato senza il nome dell’autore, con l’indicazione “seguito de’ misteri dei Bonaparte”, è l’ultimo pamphlet di una trilogia cominciata con Napoleone il piccolo.
Analogamente ai volumi precedenti, scopo dell’opera è denunciare l’immoralità di Luigi Bonaparte (ora imperatore Napoleone III), della famiglia Bonaparte in genere, e dei suoi complici nel colpo di stato del dicembre 1851.
Il tono è lo stesso del volume precedente: pettegolezzi, al limite della diffamazione, verso tutti i protagonisti citati, a cui si aggiunge Eugenia de Montijo, moglie di Luigi, insieme con la madre. Alle accuse morali si aggiunge un curioso capitolo dedicato all’analisi frenologica di Bonaparte, secondo le mode dell’epoca, che vorrebbe dimostrare la sua indole criminale.
Nel capitolo finale, Hugo richiama il tema dei “venticinque soldi”, più volte citato nei volumi precedenti: si trattava dell’accusa populista sparsa dai sostenitori di Bonaparte, per screditare i deputati all’Assemblea Nazionale: venticinque soldi era l’indennità giornaliera percepita dai deputati, propagandata come spreco. Con una lunga serie di cifre, Hugo dimostra che il costo dell’Impero supera di gran lunga quello della Repubblica, simboleggiato dai famosi “venticinque soldi”.
Sinossi a cura di Claudio Paganelli
Dall’incipit del libro:
La penna che tracciò le orgie d’una truppa di viziosi, continua il suo lavoro di flagellazione.
Prima di tutto, bisogna spiegare chiaramente il pensiero che ci guida; e sarà la nostra risposta a que’ magistrati che ci accusarono di oltraggio verso la pubblica morale, ma che, meglio illuminati, hanno riconosciuto l’errore di questa accusa; il nostro scopo si rivela ad ogni linea con la quale si colpisce il vizio mascherato.
Ci si può rimproverare di non aver lasciato un po’ di maschera a quell’odioso Proteo?
Codesto rimprovero, funesta esagerazione di un mal compreso sentimento di pudore, è stato prevenuto quando dicevamo: «Velare il vizio, dissimilandone l’orrore, non significa dargli le attrattive del mistero? non significa nuocere alla Virtù: bisogna che il vizio sia veduto nudo come questa, senza velo, e da vicino».
Questo linguaggio, che è quello della verità, del dritto, della ragione, è stato tenuto da tutti i moralisti.
Se volessimo fare una vana pompa di erudizioni, potremmo invocare una quantità di autorità, la cui saggezza sarebbe rispettata dal più moroso censore.
Noi limiteremo le nostre citazioni a queste parole di Gregorio, che la chiesa romana prega ed invoca: «Se la manifestazione della verità produce scandalo, è più utile produrre lo scandalo che abbandonare la difesa della verità».
Scarica gratis: Le notti di San-Cloud. Il matrimonio dell’imperatore di Victor Hugo.