di
Le mille e una notte
Novelle arabe

Storia del califfo Haroun-al-Rascid

tempo di lettura: 4 minuti


Alcune volte proviamo trasporti di gioia sì straordinari, che comunichiamo questa passione a coloro che si avvicinano, e partecipiamo facilmente alla loro. Alcune altre, al contrario, siamo immersi in una melanconia sì profonda, che ci rendiamo insopportabili a noi stessi, e lungi dal poterne dire la cagione, se la ci si domanda, non possiamo rinvenirla noi stessi se la cerchiamo.

Il Califfo stava un giorno in quest’ultima disposizione d’animo, quando Giafar, suo gran Visir fedele ed amato, venne a lui dicendo:

— Commendatore de’ credenti, il mio dovere solo m’ha obbligato a venir qui, e mi prendo la libertà di far ricordare alla Maestà Vostra, ch’ella s’è imposto da sé stesso l’obbligo di osservare in persona la polizia della capitale e nei dintorni. Oggi è il giorno che ha voluto assegnare a tal uopo, e non vi ha migliore occasione di questa per dissipare le nubi che offuscano la sua gaiezza ordinaria.

— Io l’aveva dimenticato – replicò il califfo – e tu me l’hai ricordato molto a proposito. Va’ dunque a cangiar l’abito mentre io farò lo stesso.

Essi presero ciascuno un abito di mercante straniero, e sotto tale travestimento uscirono soli da una porta segreta del giardino del palazzo che dava sulla campagna.

Costì percorsero una parte del circuito della città. Arrivati ad un ponte trovarono un cieco molto innanzi nell’età che chiedeva l’elemosina.

Il Califfo gli pose una moneta d’oro in mano.

Il cieco all’istante gli prese la mano e l’arrestò dicendogli:

— Caritatevole persona, chiunque voi siate, non mi ricusate la grazia che vi chieggo di darmi uno schiaffo: io l’ho meritato.

Il Califfo che non voleva esser ritardato nel suo cammino, gli dette uno schiaffo assai leggiero.

Il cieco lasciollo immantinente, ringraziandolo e benedicendolo.

Il Califfo continuò col gran Visir il suo cammino, cui disse quando furon lungi d’alcuni passi:

— Bisogna che la cagione che ha indotto questo cieco a condursi in tal modo sia ben grave. Ritorna a lui e digli chi io sono, e che non manchi domani di trovarsi al palazzo.

Il gran Visir ritornò sui suoi passi, fece la sua elemosina al cieco, e dopo avergli dato uno schiaffo, gli comunicò l’ordine, e poscia raggiunse il Califfo.

Essi rientrarono nella città, e passando per una piazza, vi trovarono un gran numero di spettatori che guardavano un giovane ben vestito, salito sopra una cavalla bianca che spingeva a tutta briglia intorno alla piazza e che maltrattava crudelmente.

Eglino continuarono a camminare, ed il Califfo disse al gran Visir di ben notare quella piazza, e di non mancare di fargli venire il giorno appresso quel giovine alla stessa ora del cieco.

Prima che il Califfo arrivasse al palazzo, in una strada per dove da molto tempo non era passato, notò un edificio recentemente costrutto, che gli pareva essere la casa di qualche signore della sua Corte. Egli chiese al gran Visir se sapeva a chi appartenesse.

Il gran Visir rispose che l’ignorava, ma che andava ad informarsene.

Difatti, interrogato un vicino, questi gli disse che quella casa apparteneva a Cogia Hassan, soprannominato Alhabbal.

Il gran Visir, raggiunto il Califfo, gli rese conto di quanto aveva saputo.

— Io voglio vedere questo Cogia Hassan Alhabbal – gli disse il Califfo – va’ a dirgli che si trovi anch’egli domani al mio palazzo.

L’indomani, dopo la preghiera del dopo pranzo, il Califfo rientrò nel suo appartamento, ed il gran Visir v’introdusse immantinente i tre personaggi di cui abbiamo parlato, e li presentò al Califfo.

Essi si prostrarono tutti e tre innanzi al trono, ed il Califfo, quando si furono rialzati, chiese al cieco come si chiamasse.

— Io mi chiamo Baba-Abdalla – rispose il cieco.

— Baba-Abdalla – soggiunse il Califfo – la tua maniera di chiedere l’elemosina mi parve ieri molto strana. Dimmi dunque, senza nulla celarmi, donde t’è venuto questo stravagante pensiero? Ti replico non celarmi nulla, perché voglio saperlo assolutamente!

Continua…


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TITOLO: Storia del califfo Haroun-al-Rascid

DIRITTI D'AUTORE: no

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenza specificata al seguente indirizzo Internet:
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TRATTO DA: Le mille e una notte : novelle arabe. - Milano : Bietti, [1934]. - 541 p. : ill. ; 19 cm.

SOGGETTO:
FICTION PER RAGAZZI / Fantasy e Magia
FICTION PER RAGAZZI / Leggende, Miti, Fiabe / Generale